sabato 28 novembre 2015

Laurel & Hardy alla sbarra

Alcune storie a fumetti di ambientazione processuale, trovate su Internet  durante la preparazione della mostra GIUSTIZIA A STRISCE, non hanno potuto essere schedate per mancato reperimento del materiale. La biblioteca della Fondazione Montalbano è molto ricca, ma naturalmente non può contenere tutto lo scibile fumettistico.
Così, di questa storia, siamo in grado di offrire solo la copertina.


Lo facciamo ora sull’onda di varie suggestioni.
Su un sito amico è stato ricordato ieri, tra i commenti, il romanzo TRISTE, SOLITARIO Y FINAL di Osvaldo Soriano, che qui mostriamo nella sua edizione italiana del 1974.


Nella quarta di copertina si cita, tra le fonti di ispirazione del romanzo, anche il “fumettismo”, che non sappiamo bene cosa sia, ma che viene curiosamente evocato in un romanzo del tutto privo di illustrazioni (insomma un “novel” senza “graphic”).


“Stanlio e Ollio” è anche il titolo di un bel dipinto ad olio di Bruno Zanichelli, esibito anni fa alla Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Bergamo nella mostra IN FUMO – ARTE, FUMETTO E COMUNICAZIONE, il cui catalogo, edito da Lubrina, è un libro delizioso che forse si può ancora trovare nel circuito collezionistico.


Tra i cortometraggi della premiata coppia Laurel & Hardy, “Do detective think”, del 1927, presenta, nella parte di un giudice, James Finlayson, il grande caratterista omaggiato anche da Jack Kirby, l’artista  cui abbiamo dedicato già un post.



Sul rapporto tra L&H e i fumetti, occorre dar conto di una leggenda che liquidiamo riportando le parole del super esperto Claudio Bertieri:



Tornando al fumetto di cui abbiamo mostrato la copertina, invitiamo chi lo conosca (o anche l’amico che lo offre in vendita su ebay, e quindi lo detiene nei suoi forzieri) a dirci qualcosa su trama, autori ecc. E’ comunque verosimile che la storia non offra molte possibilità di approfondire lo studio dei rapporti tra Giustizia & Fumetti, ma sfrutti esclusivamente l’effetto comico che hanno certe situazioni quando vengono portate all'attenzione di un giudice. Insomma, quell’effetto che può dare origine a vignette come questa:


mercoledì 25 novembre 2015

EL GRINGO, l'Ansa e i 60 anni di Rosa Park

È la più autorevole agenzia di stampa italiana, ma ha un nome che sembra un refuso: 


Di questi tempi verrebbe di chiamarla “Ansia” , viste le notizie che si susseguono su attentati terroristici e disgrazie varie.
Ma ieri è comparsa una notizia che ci incoraggia:


La vicenda dell'afroamericana Rosa Park, che diede il via alle leggi antisegregazione negli USA rifiutando di cedere il posto in autobus ad un bianco,  la abbiamo già menzionata qui, presentando il bel saggio di Alessandro Bottero IL RAZZISMO NEI FUMETTI, edito da Nicola Pesce.
Sul riaffiorare del tema del razzismo verso gli afroamericani nei fumetti di Tex abbiamo anche già parlato qui, recensendo l’ultimo “texone”, TEMPESTA SU GALVESTON.
Oggi invece facciamo un recupero di archivio, per il quale ringraziamo il buon S. Pennac, che oltre a gestire un ottimo blog (vedi qui), ci dà ogni tanto qualche generoso suggerimento.
Le tavole che seguono sono tratte da El Gringo, una serie di Max Bunker che lasciamo presentare al suo autore:



Ecco, in un colpo solo, il tema del razzismo; e l’ennesima presentazione di un giudice bieco e corrotto nel fumetto western.












copyright: Max Bunker



Di Max Bunker si parla molto nel catalogo della mostra GIUSTIZIA A STRISCE come autore di Alan Ford, Kriminal e Satanik; in realtà, interessanti scene giudiziarie si trovano in quasi tutte le sue serie; prossimamente contiamo di parlare anche dei suoi più recenti personaggi, l’ultimo dei quali (Pepper Russell) è un pubblico ministero.



I link:
il sito ANSA con la pagina su Rosa Park
La pagina personale di Max Bunker

sabato 21 novembre 2015

Ancora su MR DISTRICT ATTORNEY

Negli ultimi due post, pur parlando d’altro, abbiano accennato a Mr Distric Attorney, una serie di albi a fumetti sconosciuti da noi ed apparsa negli USA tra il 1948 ed il 1959.
In attesa di poter reperire un po’ di materiale originario da schedare e commentare, ci aiuta San Gùgol, dal quale traiamo notizie utili che si intrecciano con varie questioni di cui abbiamo già parlato in precedenti post.
Abbiamo parlato, qui, dell’uso del fumetto a scopi giuridico-didattici, e cioè per illustrare dei testi di legge e renderli meno indigesti.
Ora torniamo alla precedente copertina mostrata:


e consideriamo questo autorevole testo americano: Constitutional Law, di Kenneth Bresler.


Ebbene, la copertina dell’albo di Mr District Attorney viene addirittura indicata come spunto per parlare del Sesto emendamento alla costituzione:


Usare degli spunti pratici, delle domande, prima di introdurre un capitolo, è prassi anche nei testi giuridici nostrani, come dimostra questo estratto da uno storico manuale di diritto penale, opera di Giovanni Fiandaca ed Enzo Musco:


Ma con i fumetti è più divertente, no?


La serie di Mr District Attorney è ricordata anche in un bel volume di Laurence Maslon e Michael Kantor, nel quale troviamo una foto del giudice Murphy, che abbiamo già citato qui quale magistrato “prestato” ai fumetti per presiedere la Comics Code Authority, e cioè l’organo di autocensura di cui l’industria del fumetto americano si dotò negli anni Cinquanta per proteggersi dalla crociata lanciata contro i comics, accusati genericamente di immoralità e violenza.


Il testo riproduce un ricordo di Stan Lee circa il modo di operare di questo personaggio (forse più un censore che un giudice). Lo traduciamo macchero-nicamente: 
<<Ci fu restituita la tavola di un albo western che mostrava il primo piano di una mano; un cowboy aveva sparato, c’era una nuvoletta di fumo che usciva dalla pistola, ed una linea che indicava la traiettoria della pallottola. Tutto qui: una pistola, uno sbuffo di fumo, una linea. E la vignetta fu bocciata. Chiamai gli uffici del Codice e dissi: “Cosa c’è che non va in questa vignetta?”. E finché vivo non dimenticherò mai la risposta: “La nuvola di fumo è troppo grossa: rende la scena troppo violenta”. Fummo costretti a ridisegnarla. Voglio dire, tutta la faccenda era davvero ridicola>>.


Sia per il codice di autocensura, che eliminò dal mercato i fumetti più innovativi, sia per una indagine dell’antitrust contro un distributore di fumetti, che lasciò parte degli editori privi di distribuzione, in quegli anni l’industria sembrò collassare. Nello stesso testo sono riportati i ricordi di Neal Adams (un disegnatore di cui ha recentemente parlato Sauro Pennacchioli nel suo blog): il giovane aveva portato il suo materiale presso gli uffici della National (oggi DC COMICS, l’editore di Superman e Batman), ma un dirigente lo liquidò così: <<Mi spiace, ragazzo, ma non posso assumerti. In confidenza, tra un anno o due non ci saranno più fumetti>>. 
Cosa c’entra tutto questo con Mr District Attorney? Centra, perché il testo ricorda che in quel periodo, intorno al 1955, la DC, per sopravvivere, si buttò su fumetti basati sui comici del cinema, della radio e della TV, come Jerry Lewis e Jackie Gleason; e Mr District Attorney, nato in epoca pre-codice, era la serie che “osava” di più.


In effetti, un certo tasso di violenza si evince dalle copertine, anche se occorrerebbe distinguere tra quanto pubblicato prima e dopo l’entrata in vigore del Codice. Tra l’altro, poiché alcune storie avevano una ambientazione processuale, è utile forse ricordare che, in base al regolamento di autocensura, <<I poliziotti, i giudici, i funzionari di stato, nonché le istituzioni degne di rispetto non saranno mai presentate in modo da provocare una mancanza di rispetto nei confronti delle autorità in oggetto … I casi di morte dei magistrati in seguito ad atti criminali dovranno essere scoraggiati>>.



Chissà se mostrare il signor procuratore distrettuale mascherato da animale, in una riunione criminale, poteva sembrare una offesa al rispetto delle istituzioni…

martedì 17 novembre 2015

Recensioni / Un bicchiere dopo l'altro di Vodka

Come tutti i blog che si rispettino, anche il nostro intende, ogni tanto, andare off topics. Così oggi recensiamo un romanzo appena pubblicato, che non ha nulla a che fare con il Diritto, ma che in compenso ha qualcosa di fumettistico.

Lo facciamo volentieri perché Sebastiano Boscarino, autore di Un bicchiere dopo l’altro di Vodka (Eretica edizioni), ha supportato la mostra GIUSTIZIA A STRISCE, partecipando alla conferenza di inaugurazione in Catania ed adoperandosi, insieme alla famiglia, per la pubblicizzazione dell’evento.
Di riferimenti ai comics ne troviamo almeno due: uno nel disegno di copertina, uno schizzo semplice ma fumettistico nel tono grafico e nell’uso del balloon; altri all’interno, ove l’autore ricorre ancora alle classiche nuvolette per rappresentare visivamente l’affastellarsi di brandelli di conversazione che si svolgono all’interno di un locale pubblico.


La storia del romanzo è semplice: un sognatore, frustrato nella sua vita di modesto impiegato, deluso dalla mancata realizzazione di più nobili aspirazioni giovanili, decide di prendersi una serata di evasione, bevendo vodka a oltranza in un localino di periferia ed osservando ciò che succede intorno a lui. Tutta la storia si sviluppa su un duplice binario: i ricordi e le riflessioni che il protagonista rielabora tra un bicchiere e l’altro; le storie degli avventori del bar, che galleggiano intorno a lui.
Mescolando fonti alte e basse (dalle citazione di brani di musica rock alle frasi scritte sui muri dei bagni pubblici), tra struggenti ricordi d’infanzia e wet dreams dell’età adulta, il romanzo si sviluppa rapido, anche se il pessimismo del protagonista può, in qualche momento, indurre il lettore alla malinconia.
Il romanzo può essere acquistato on line sul sito dell’editore; l’autore può essere contattato tramite facebook ed un blog personale. Qui di sotto i link necessari.
E per chi fosse deluso dal mancato riferimento a Giudici & Fumetti, inseriamo un’altra copertina di Mr Distric Attorney, il personaggio citato nel precedente post sul quale è intervenuto, con competenza, l’ottimo JD La Rue 67. 


Dal testimone-cane (nel precedente post) al testimone bendato: una rassegna di situazioni che difficilmente si vedranno nelle nostre aule di giustizia.

I link:


domenica 15 novembre 2015

Omaggio a Jack Kirby 2 (and Pray for Paris)

Visto l’interesse suscitato dal precedente post su Jack Kirby, restiamo in tema ed onoriamo le vittime degli attentati terroristici in Francia, ricordando che Kirby, in quella nazione, combatté nella Seconda Guerra Mondiale, preparando il D-Day ad Omaha Beach, e poi partecipando, in Belgio, alla cruenta battaglia di Bastogne.


Una delle primissime creazioni a fumetti del Nostro è Mr. Scarlet, un personaggio talmente minore da non essere citato nemmeno nel monumentale volume di Mark Evanier: Kirby, King of Comics.


Nella vita, il Signore Scarlatto non è altro che un pubblico ministero (dunque quello che noi chiameremmo un magistrato requirente, anche se negli USA i ruoli sono molto distinti ed il “district attorney” è spesso di origine elettiva). In realtà la maggior parte dei giudici a fumetti di cui abbiamo parlato nella mostra GIUSTIZIA A STRISCE sono giudicanti: solo questi ultimi vivono il tormento della decisione.
Tuttavia il Nostro ci viene presentato come un accusatore frustrato da un sistema legale che permette ai colpevoli di farla franca; di qui l’assunzione del ruolo di vigilante armato, le cui origini però non furono mai seriamente spiegate dagli autori della serie.


Di pubblici ministeri a fumetti ce ne sono stati altri nel fumetto americano; questo è Mr Distric Attorney, di cui in Italia si sa davvero molto poco. Non è citato nel catalogo della mostra, ma magari ne riparleremo quando avremo un po’ più di materiale disponibile (o daremo spazio ai super esperti che ci seguono).


Torniamo al Jack Kirby dei crime comics, di cui abbiamo parlato nel post precedente; ecco un paio di sequenze processuali da Justice Traps the Guilty, ove l’imputata è donna:




Naturalmente non è questo il Kirby che amano i suoi fans, e che lo ricordano al massimo splendore su ben altre creazioni, come Capitan America, ideato in coppia con Joe Simon nel 1941, e rilanciato con Stan Lee nel 1964.


E’ interessante notare che di questo personaggio, prima delle versioni cinematografiche moderne, ne fu realizzata una sotto forma di serial (film ad episodi che venivano proiettati nei cinema in epoca pre-televisiva) nella quale l’identità segreta di Cap era proprio quella di un procuratore distrettuale, anziché quella del soldato semplice Steve Rogers.


venerdì 6 novembre 2015

Omaggio a Jack Kirby

Lo sceneggiatore Sauro Pennacchioli, di cui abbiamo più volte segnalato interventi ed opere su questo blog (ad esempio qui e qui) ha realizzato a sua volta una nuova, interessante pagina, nella quale ha dato ampio spazio alla figura di JackKirby.
Creatore o co-creatore di quasi tutti i più famosi personaggi della casa editrice Marvel (Capitan America, Avengers, Hulk, Fantastici Quattro, Antman, Xmen, ecc), Kirby (nato Jacob Kurtzberg, 1917/1994), con il suo stile magniloquente, le sue architetture ardite, le sue anatomie esasperate, fu il caposaldo su cui si fondò l’enorme successo che al giorno d’oggi continua nelle sale cinematografiche.


Approfittiamo della segnalazione per saldare un debito nei confronti di questo grande Artista; menzionato varie volte nel catalogo della mostra GIUSTIZIA A STRISCE, Kirby non ha potuto trovare ospitalità nella parte iconografica del volume, a causa dello spazio insufficiente.
Mentre rinviamo senz’altro al post dell’amico Pennacchioli per un approfondimento storico-artistico, qui di seguito mostriamo alcune delle immagini funzionali al nostro discorso sulle rappresentazioni giudiziarie nei fumetti.


La tavola qui sopra è tratta dal n. 5 di Justice Traps the Guilty, uno degli albi a fumetti di maggior successo nell’ambito dei cosiddetti “crime comics”. Siamo nel 1948, Kirby lavora per lo più in coppia con Joe Simon e lo stile è ancora acerbo; ma è fenomenale la penultima vignetta, nella quale l’artista rinuncia a mostrare il volto del giudice, per rappresentare gli occhi sbarrati dei due condannati mentre osservano il martello proteso verso di loro.
Un salto al 1978 e siamo a Machine Man, da noi “Mister Macchina”: una creatura artificiale dai sentimenti umani.
Citiamo questo personaggio perché anche lui, sul n. 7 della serie, viene sottoposto ad un processo, questa volta ad opera di una commissione governativa: 






Alle successive sedute, Mister Macchina è incolpevolmente impedito a partecipare; l'opinione pubblica muta di nuovo idea; assistiamo allora all'aspra discussione tra i membri della commissione (ed è un caso piuttosto raro in cui un fumetto mostra una sorta di camera di consiglio, insomma il “dietro le quinte” di una decisione). 


Dal processo ad una macchina, ad un processo celebrato da macchine; concludiamo con Kamandi, the last boy on Earth.


In questo episodio del 1974, l'ultimo ragazzo sulla terra è alle prese con un giudice dall'apparenza umana; strano, visto che in questa serie (ispirata al film "Il pianeta delle scimmie”, del 1968), i bipedi sono ridotti a bestie, e sono le scimmie (e non solo) ad aver assunto fattezze antropomorfe e capacità umane. Si scoprirà poi che l'intero processo cui assiste è una rappresentazione realizzata da automi meccanici, al servizio di un parco di divertimenti.
L'immagine del giudice meccanico può evocare molte idee, che speriamo di poter esaminare prossimamente.