Abbiamo iniziato il
precedente post con un atto di accusa verso il Fumetto, tratto da un vecchio
libro del 1969 del prof. Sergio Spini.
Proseguiamo sulla
stessa linea:
Questa roba,
infarcita di pregiudizio, è l’incipit della recensione al “Poema a fumetti”,
opera di Dino Buzzati pubblicata nel
1969.
La citazione è tratta
dal volume “Buzzati 1969: il laboratorio di Poema a Fumetti”, un libro bel-lis-si-mo
che ripercorre la genesi dell’opera (romanzo illustrato? Graphic novel ante litteram?) grazie ai materiali inediti
dell’autore, ricostruendo, per ogni singola vignetta, le fonti di ispirazione
di Buzzati (tra cui, per la disperazione di chi non ama il fumetto troppo
realistico, molte fotografie).
Sul grande Buzzati
sono apparse recentemente due notizie, una buona e una cattiva.
La buona è che il
fumettista Lorenzo Mattotti sta lavorando ad un adattamento animato de “La
famosa invasione degli orsi in Sicilia”, racconto illustrato che Buzzati
preperò per il Corriere dei Piccoli,
e che poi raccolse in volume nel 1945 (l’opera è ancora in catalogo, come il
Poema, negli Oscar Mondadori).
La cattiva è che è
morta la vedova Almerina Antoniazzo, che sposò Buzzati molto giovane e che poi,
per una vita, si è spesa per tener viva la memoria dell’autore di capolavori
come “Il deserto dei tartari”.
Buzzati amava i
fumetti e la letteratura popolare: guardate come si assomigliano gli incipit di
due sue prefazioni: quella ad un volume mondadoriano su Zio Paperone:
e quella al primo romanzo del Tarzan di Edgar Rice Burroughs:
(incidentalmente,
l’uomo-scimmia si può ricollegare a questo singolare fumetto, dove ad essere
condotto a processo è un primate…)
Buzzati fu anche
pittore; un suo quadro, di stile fumettistico, fu acquistato da Sergio Bonelli.
L’interesse di
Buzzati per i misteri insondabili dell’Uomo, oltre che per le vicende di
cronaca di cui doveva occuparsi come giornalista, lo portarono a dare ampio spazio anche a vicende giudiziarie.
“Procedura penale” è
un libretto d'opera scritto per le musiche di Luciano Chailly; la storia si
sviluppa ipotizzando che, in un salotto buono milanese, la nobile padrona di
casa, mentre prende il the con le amiche, sia improvvisamente accusata di
omicidio e sottoposta al giudizio degli ospiti.
L'opera è uno dei
testi presi in esame da Vincenzo Vitale in “Diritto e letteratura - La
giustizia narrata”, edito da Sugarco nel 2012.
Ma il racconto
buzzatiano processuale più bello è forse “La criminale”, tratto dalla raccolta
“Le cronache fantastiche”, amorevolmente curata, come altri volumi buzzatiani,
dall'ottimo Lorenzo Viganò.
Qui si immagina che
un avvocato riesca far assolvere un'imputata dopo aver convinto la Corte d'Assise a recarsi sul
luogo ove avvenne l'omicidio.
Cosa accade dopo, lo
lasciamo alla curiosità dei lettori.
Con questo articolo,
concludiamo il primo anno di vita del blog GIUSTIZIA A STRISCE.
Dopo le festività
valuteremo in che forma proseguire questa esperienza, o se farla evolvere in
qualche nuovo progetto sviluppato dalla Fondazione Marco Montalbano o da altre
organizzazioni interessate a sostenere la cultura del Fumetto, al di la del
fenomeno commerciale e delle sfilate carnevalesche di cosplayer.
Auguri di Buone Feste
a tutti.