La casa editrice IL MELANGOLO di Genova era nota per raffinati
testi filosofici; roba tosta come questa:
ma se anche loro pubblicano un libro con questo titolo, vuol
dire che non ce n’è più per nessuno…
Ed allora, incoraggiati dai simili apripista, rompiamo gli indugi
e lanciamo anche noi il nostro post “vietato ai minori”.
Poiché il catalogo GIUSTIZIA A STRISCE menziona vari generi
fumettistici, qualcuno in effetti ha notato l’assenza di un paragrafo dedicato
al genere erotico; ma la mostra è stata allestita nell’atrio di un Tribunale,
ed allora ci è sembrato giusto evitare, senza voler praticare censure né
autocensure, di mostrare immagini che potessero essere non adatte al contesto.
Nessuno ha notato, peraltro, che una vignetta riportata a pag. 4,
col primo piano di un anziano giudice che legge un improbabile dispositivo di
condanna, era tratta da un albo dei fumetti cosiddetti “per adulti” con cui due
case editrici, la Edifumetto e la Ediperiodici, hanno a lungo invaso le
edicole italiane negli anni Settanta.
L’opera in questione è firmata da Giovanni Romanini, che ha
lavorato per quel mercato, ma ha anche collaborato con un mostro sacro come
Magnus.
In verità, scene di ambientazione processuale non sono rare in
quel genere di fumetti; ed anzi è altamente probabile che in essi sia apparso
per la prima volta un giudice donna; un po’ come è avvenuto nel cinema
italiano, dove si ritiene che la scollacciata pellicola La pretora sia stata appunto la prima a mostrare una toga in
gonnella.
Essere certi di questi dati, però, è molto difficile: questi
fumetti, considerati spazzatura dal punto di vista artistico, e semmai oggetto
di riflessioni sul piano esclusivamente sociologico, non sono mai stati
raccolti nelle biblioteche di settore, e spesso non sono stati nemmeno
conservati, rivolti com’erano ad un pubblico di bocca buona che magari li
buttava via dopo la lettura.
Cosicché, uno studio serio su questo materiale risulta oggi molto
difficile per l’approvvigionamento delle fonti.
Un autore di tutt’altra levatura, che invece nel catalogo abbiamo
menzionato con piacere, anche se oggi è piuttosto dimenticato, è Giuseppe Zaccaria, in arte Pino Zac (1930/1985).
Ecco un estratto da un articolo su di lui, tratto da un antico catalogo del Salone del Fumetto di Lucca:
Di Pino Zac, nel catalogo, abbiamo omesso di mostrare alcune
illustrazioni che, lungi dall’essere volgari, intendono invece scolpire con
crudezza l’immagine sessuofobica che la magistratura dava di sé in quel
periodo.
Questa immagine, del resto, si ritrova anche in fonti
giornalistiche e nella memorialistica giudiziaria.
Infine chiudiamo con Art Spiegelman. L’autore di Maus, il primo libro a fumetti a
conquistare i musei d’arte moderna, non ha bisogno di particolari
presentazioni. Qui però lo citiamo in veste di illustratore, traendo
quest’opera dal volume antologico dedicato alle sue copertine per la rivista The Newyorker.
PS:
Questo è il 49° post del blog; per il prossimo ci saranno ricchi
premi e cotillons; come quando, ai tempi d’oro, l’Editoriale Corno, al n. 50,
proponeva adesivi o manifesti: