Questa
è la storia di un ragazzo che crebbe con un sogno, ma fu costretto ad
abbandonarlo. Che ripiegò su altro, e in quell’altro divenne il migliore di
tutti. Che attraversò varie vite e carriere, sempre nell’ambito artistico,
senza paura e pregiudizi.
È una
storia poco nota in Italia, ma che incrocia personaggi e situazioni ben conosciute
anche da noi.
È la
storia di Everett Raymond Kinstler.
Nato
a New York nel 1926 da genitori di classe media, del tutto estranei
all’ambiente artistico, Everett già a sette anni costrinse la madre a sforare
dal budget familiare per acquistargli una serie completa di libri illustrati.
Da bambino non faceva che disegnare, spesso ispirandosi agli autori di fumetti
che vedeva sui quotidiani (soprattutto Hal
Foster, Alex Raymond e Milton Caniff);
poi, crescendo, il suo interesse si
concentrò sugli illustratori delle riviste che all’epoca andavano per la
maggiore come Collier’s, The Saturday
Evening Post, The American Magazine. Artisti che oggi sono un po’
dimenticati come Dean Cornwell, Norman
Rockwell, e soprattutto James
Montgomery Flagg, di cui pochi ricordano il nome, ma tutti hanno visto
almeno un’opera: il celebre “Zio Sam” realizzato nel 1917 per convincere gli
americani ad arruolarsi e combattere la prima guerra mondiale.
Già
nella sua adolescenza, il giovane Kinstler si convinse che sarebbe diventato un
collega di questi maestri, ed avrebbe visto le sue opere stampate su quelle
prestigiose riviste; tanto che, minorenne, si presentò sfacciatamente a casa di
Flagg, portando il suo portfolio.
Ma
che studi effettuare per realizzare simili sogni? Dopo l’istruzione primaria,
si iscrisse alla Music and Art High
School, pensando di affinare i suoi talenti
in vista della carriera di illustratore che gli interessava; ma gli fu
detto, come lui stesso ricordò, che quella di Norman Rockwell, Milton Caniff o
Alex Raymond “non era arte. Si trattava solo di arte commerciale, mentre i veri
artisti dipingono ciò che sentono”.
Kinstler
sentì che era il momento di cambiare;
ripiegò su un istituto tecnico, ma poi abbandonò anche quello preferendo, ad
una istruzione formale, l’esperienza sul campo.
Nel
1942, infatti, a soli sedici anni, il ragazzo iniziò una carriera nel campo del
fumetto, assunto da Richard E. Hughes, titolare di uno studio che forniva
materiale alla Standard Comics. Kinstler
lavorò come inchiostratore di Ken
Battefield su albi dai titoli
suggestivi come Startling Comics o Real life comics.
Tra
gli sceneggiatori, curiosamente, vi era una donna, Patricia Highsmith, allora poco più che ventenne, e destinata a
sfondare come romanziera, autrice di opere adattate anche per il cinema come
“Delitto per delitto” (Alfred Hitchcock)
o “Il talento di Mr. Ripley”. Il giovanissimo Kinstler raccontava di essersi innamorato di lei, ma di non avere speranze, essendo molto più
piccolo della “collega”. Cercando di rendersi servizievole, il ragazzo chiedeva
continuamente di poter fare qualcosa per
lei; ma quando la Highsmith, esasperata, gli chiese di andare a prendergli una
Coca Cola per toglierselo un attimo di torno, lui si presentò con una Pepsi…
Non
molto tempo dopo, Kinstler potè affrontare la sua prima storia da matitista, ed
ampliare le sue collaborazione realizzando illustrazioni per le pagine interne
(non a fumetti) di “pulp” come The shadow,
Doc Savage ed altre testate delle case editrici Popular Publications (sino al 1953) e Street & Smith, tra cui la mitica Astounding Science Fiction.
Compiuti
18 anni, Kinstler fu reclutato nell’esercito, ma prestò un comodo servizio in
New Jersey, non lontano da casa, potendo così continuare le collaborazioni.
Come molti altri artisti, diede il suo contributo alla vittoria con una
striscia a fumetti: Strictly G.I., apparsa
per circa 40 episodi sul giornalino della base militare.
Nel 1947, terminata la collaborazione con Hughes, Kinstler disegnò quattro storie per la DC, ma la collaborazione non ebbe sviluppi, soprattutto per la volontà dell’artista di approdare ad una carriera nel campo della illustrazione.
Nel
1948 alcuni disegni furono utilizzati come copertine per pubblicazioni della Fawcett Publications, tra cui Hopalong Cassidy e Tom Mix. La copertina qui sotto potrebbe suonare familiare al
lettore italiano...
…
visto che assomiglia non poco a quella realizzata da Aurelio Galleppini per la copertina del romanzo “Il massacro di
Goldena”, con protagonista Tex. Del
resto, che l’amatissimo Galep si “ispirasse” ad opere di provenienza americana,
è stato documentato in più occasioni.
Nel
1950 Kinstler iniziò a lavorare, sia per le copertine che per storie a fumetti,
con la casa editrice Avon, su numeri
unici come Pancho Villa e Teddy Roosevelt, e periodici come Jesse James o Zorro. In quel periodo, per la casa editrice lavoravano artisti che
in seguito incrociarono le strade della Marvel, come Syd Shores o Wally Wood.
Tra
le serie della Avon, una ha un nome che suona familiare al lettore italiano: si
tratta di una delle tante incarnazioni a fumetti di Kit Carson, da noi noto soprattutto come spalla di Tex Willer nei
fumetti della editrice Bonelli, ma
che qui viene presentato come protagonista di avventure pretesamente più
aderenti alla realtà storica del personaggio.
Ecco
la copertina del numero 1, firmata da Kinstler. Nella prima storia dell’albo,
non accreditata ma verosimilmente non disegnata dal Nostro, viene raccontata la
“vera” vita di Carson, inclusa una parentesi giudiziaria:
a Santa Fè, il sedicenne Kit viene infatti condotto davanti ad un anziano giudice che prima lo condanna senza nemmeno consentirgli di difendersi, poiché il ragazzo non capisce lo spagnolo, poi ribalta totalmente la decisione sol perché l’imputato gli viene ricondotto davanti, questa volta con l’assistenza (non legale ma linguistica) dell’autorevole don Pablo Esperanza, nipote del governatore militare della città.
Sulla
seconda di copertina, ove la qualità di stampa era migliore rispetto alle
pagine interne, Kinstler si sbizzarrì con illustrazioni al tratto in bianco e
nero che avevano il compito di sintetizzare le varie storie contenute nel
fascicolo; alcuni di questi lavori sono tra i suoi più ricercati in assoluto.
Alla
collaborazione con la Avon si affiancò, nel 1952, quello per Ziff-Davis Publications; la casa
editrice aveva assunto nientemeno che Jerry
Siegel per lanciare una propria linea di comic book, che però ebbe scarso successo e terminò in breve tempo.
Da un albo di questa serie, Nightmare
n. 2, è tratta questa pagina, che introduce un adattamento da Edgar Allan Poe (“Il pozzo e il
pendolo”) con una scena processuale suggestiva ma poco fedele al racconto, dove
i giudici sono molti di più, sono vestiti di nero, le loro forme si confondono
con quelle dei torturatori.
Dal
1953, l’artista iniziò una nuova
collaborazione con la Western Printing/Dell.
Per la collana Four Color Series,
Kinstler disegnò diverse storie lunghe complete, tra cui adattamenti a fumetti
di racconti western come Zorro, Outlaw
Trail (da Zane Grey) e molte
altre.
Nelle
more vi fu un brevissimo incontro con Stan
Lee. Secondo Jim Vadeboncoeur, Jr, dal cui volume edito nel 2005 per la JVJ Publishing è tratta la maggior parte
di queste informazioni, l’incontro partorì una sola storia di 5 pagine; ma il
sito atlastales.com ne cita
due, su Mistery Tales n. 15 nel 1953,
e su Western Tales Of Black Rider n.
31 nel 1955.
Documentato
anche un contributo, con qualche
illustrazione, alla linea di riviste per uomini pubblicate da Martin Goodman, proprietario del
conglomerato editoriale i cui marchi più celebri furono, nel campo del fumetto,
Timely, Atlas, e l’attuale Marvel, oggi notissima soprattutto per i
film tratti dai suoi “supereroi-con –superproblemi”.
Ulteriori
collaborazioni con il mondo dell’arte commerciale, oltre ai pulp e ai
fumetti, inclusero illustrazioni per
libri, dischi, poster.
Nel
gennaio del 1957, Collier’s, una
delle prestigiose riviste illustrate a cui maggiormente Kinstler aveva sognato
di collaborare, chiuse i battenti; ed anche nella altre che sopravvissero, la
direzione grafica e artistica si allontanava sempre di più dai maestri
dell’illustrazione classica che Everett aveva venerato. Negli stessi anni, i
pulp erano sul viale del tramonto ed i fumetti, dopo la nota caccia alle
streghe del senato americano, accusati di traviare la gioventù a stelle e
strisce, costituivano un mercato sempre più ristretto rispetto agli anni in cui
Kinstler aveva esordito.
Di
fatto, il suo ultimo contributo nel campo del fumetto fu nel 1959 per la
collana Classics illustrated; mentre
l’ultimo libro illustrato, pubblicato nel 1963, fu una monografia su Giuseppe Verdi, contenente una
suggestiva copertina e, all’interno, ritratti di svariati compositori.
Un disegno
non utilizzato nel libro è sicuramente molto familiare a noi italiani di una
certa età:
si tratta della riproduzione, al tratto, di uno dei due ritratti del
musicista eseguiti nel 1886 dal pittore Giovanni
Boldini, l’altro essendo quello che per anni ha campeggiato sulle banconote
da mille lire.
Prive
di sbocchi, dunque, già sul finire degli anni ‘50, inizio dei ‘60, si
rivelarono le collaborazioni editoriali di Kinstler.
Nel
frattempo, però, era accaduto qualcosa di nuovo.
Pur
avendo abbandonato la scuola a quindici anni, e pur impegnatissimo a sfornare
“arte commerciale”, il disegnatore non aveva mai smesso di investire su se
stesso. Deciso a migliorare le sue capacità di illustratore, si era iscritto,
sin dall’inizio della sua carriera nel fumetto, ai corsi di Frank Vincent DuMond, un pittore che
aveva studiato in Europa e ai cui corsi d’arte, nel corso di circa cinquant’anni,
studiarono alcuni dei più celebri artisti americani, tra cui il già citato
Flagg.
DuMond
non solo trasmise al giovane Kinstler le sue abilità pittoriche, ma anche lo
convinse ad affittare un appartamento al The
National Arts Club, un edificio abitato solo da artisti, al cui interno
venivano organizzate mostre e dibattiti.
Ciò
diede al giovane la possibilità di frequentare colleghi che divennero amici e
maestri; ed anche di entrare in contatto con fenomeni artistici che un
“normale” disegnatore di fumetti non avrebbe potuto incontrare; una foto del
1957, ad esempio, ritrae Kinstler insieme, tra gli altri, al pittore Salvador Dalì.
Nella
veste di organizzatore delle conferenze del Club, Kinstler incontrò, tra le
varie personalità, anche Ayn Rand,
la controversa scrittrice americana di origine russa, autrice di romanzi basati
su una filosofia chiamata “oggettivismo”, il cui maggior seguace, nel campo del
fumetto, fu un certo Steve Ditko,
papà dell’Uomo Ragno. La donna non gli
risultò particolarmente simpatica.
Anni
di attitudine a disegnare fumetti ed illustrazioni, uniti ad anni di
apprendimento delle cosiddette “belle arti”, si mischiarono tra loro e si
sublimarono in una nuova carriera: quella di ritrattista.
Nel
1957, Kinstler mostrò alcuni lavori ad una galleria d’arte chiamata Portraits, Incorporated, attraverso la
quale, con un po’ di fortuna, ebbe la possibilità di realizzare un ritratto del venticinquenne Forrest
E. Mars, Jr, rampollo della famiglia industriale delle barrette di cioccolato
molto note anche da noi.
Il
ritratto piacque, così ne seguì un altro per un altro membro della famiglia,
Forrest E. Mars, Sr.
Un
appunto manoscritto del 1957, tratto dalla contabilità che l’artista teneva ai
tempi, dà l’idea delle nuove possibilità di realizzo: gli 800 dollari ricavati
dal ritratto sono incastonati tra i 45 ricavati da un altro lavoro, ed i 15
ottenuti dalla rivista pulp Ranch
Romances. Decisamente, il cioccolato fa bene …
Il
conflitto tra “arte commerciale” ed arte “vera” certamente si fece sentire, e
non solo sul piano economico, se è vero che, alla sua prima mostra di pittura,
nel 1959, l’organizzatore Erwin Barrie, titolare della Grand central Gallery, chiese a Kinstler di NON dire di aver
disegnato in precedenza fumetti. L’artista
rispose secco: “E’ da lì che vengo”.
Anche
quando il suo nome divenne celebre, e le sue opere ospitate nei maggiori musei
degli Stati Uniti, il ritrattista non rinnegò mai l’autore di fumetti; esistono
anzi numerosi disegni con i quali egli rese omaggio, da “grande”, ai personaggi
che aveva disegnato alla DC o a Spirit,
di Will Eisner, considerato il padre
delle moderne graphic novel. Ecco un tributo ad Eisner in occasione della
morte.
I
suoi dipinti ufficiali dei presidenti degli Stati Uniti rimarranno nella
storia. Li ritrasse praticamente tutti, da Richard Nixon a Bush Jr; esiste,
ahinoi, anche un ritratto di Trump, realizzato ben prima che costui salisse
inaspettatamente alla Casa Bianca.
Qui di seguito, invece, un ritratto di Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema americana, molto nota soprattutto per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne.
Qui di seguito, invece, un ritratto di Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema americana, molto nota soprattutto per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne.
Everett
Raymond Kinstler è morto il 26 maggio 2019, all’età di 92 anni.
Due
anni prima, con un tratto già un po’ malfermo, aveva omaggiato ancora una volta
Hawkman; erano passati quasi 70 anni da
quando aveva disegnato due storie dell’alato supereroe.
©
Francesco Lentano
Per
le immagini tratte da “Everett Raymond Kinstler – The artist’s Journey through
Popular Culture – 1942 – 1962”, © Jim Vadeboncoeur Jr. ed Everett Raymond
Kinstler