La casa editrice Sergio Bonelli, semimonopolista del fumetto
cosiddetto “da edicola", suscita amore ed odio. Amore da parte dei lettori
che, nei suoi personaggi, hanno trovato e trovano una qualità mai raggiunta da
altri editori; ed in effetti Tex, Zagor,
Dylan Dog, il "colto" Martin
Mystere, per tacere degli altri, sono personaggi davvero entrati a pieno
titolo nell'immaginario italiano.
Qualcuno, invece, storce il naso di fronte ad uno stile ritenuto
ripetitivo, ad una evoluzione che sembra bloccata, ad una saturazione del
mercato che si teme abbia impedito lo sviluppo di linguaggi diversi.
Senza voler prendere posizione su una simile "vexata
quaestio", avendo citato ben 26 volte il nome “Bonelli” nelle 130 pagine
del catalogo GIUSTIZIA A STRISCE, proviamo a colmare una lacuna citando un
personaggio che nel testo non ha trovato spazio: Mister No.
Chi sia costui lo facciamo dire ad un vecchio dizionario dei
fumetti, perché sarebbe difficile aggiungere qualcosa; ci limitiamo a ricordare
che la serie regolare, sbarcata in edicola nel 1975, si è conclusa con il n.
379 nel 2006.
Una lunga storia del primo periodo, scritta da Alfredo Castelli e disegnata da Franco Bignotti, inizia
sul n. 56 e si conclude sul n. 59; ecco la copertina dell'albo principale,
opera del decano Gallieno Ferri (classe 1929, ancora oggi copertinista di
Zagor).
La storia è complessa, ben costruita, speziata di emozioni forti,
anche se qua e là riecheggia qualche stereotipo. Mister No, ingiustamente
accusato di omicidio da un poliziotto che è il vero autore del reato, viene
sottoposto, nella capitale della Guyana Francese, ad un più che sommario
processo, che qui riproduciamo per intero.
Certamente stereotipata è la raffigurazione del difensore
d'ufficio imbelle, che si ritrova in tanti film e fumetti per lo più di
ambientazione statunitense; e non sapremmo dire quanto vi sia di corretto nella
procedura, che dovrebbe essere regolata dal diritto francese (eppure il
rapporto giudice - giuria sembra riecheggiare lo schema tipico dei fumetti
americani).
Il meglio di sé, però, il lungo episodio lo mostra nella
rappresentazione della vita carceraria. Prima infatti che Mister No riesca a
dimostrare la sua innocenza, trascorrono mesi e mesi, durante i quali la vita
dei detenuti viene mostrata in tutta la loro crudezza, senza nascondere
violenze e sevizie dei carcerieri, ma senza nemmeno trasformare i galeotti in
vittime innocenti del sistema.
Qui di seguito alcune delle sequenze che mostrano, con realismo,
la condizione dei detenuti.
Come si vede qui sotto, anche Tex ha avuto a che fare con dei
galeotti; curiosamente, anche questo episodio è scritto da Nolitta e non da suo
padre Gianluigi, creatore del personaggio.
E ora veniamo alla considerazione conclusiva.
Il tema dei diritti dei detenuti è uno di quei temi sensibili che
restano costantemente all'attenzione del dibattito sociale e politico; e così è
anche nel nostro paese.
Noi organizzatori della mostra sui giudici nel fumetto vorremmo
proseguire un percorso di ricerca su Fumetto e diritto proprio con un tema di
impatto sociale quale è quello del carcere. In tal senso, dopo il
riallestimento della mostra presso l'Università di Foggia, vi erano stati dei
contatti con docenti dell'università di Torino, interessati ad uno studio del
mondo carcerario nei mezzi di
comunicazione di massa; uno studio che si è già fatto in relazione ad altri
linguaggi, come il cinema.
Al momento i progetti sono rimasti tali; ma se qualcuno fosse
interessato a contribuire, o volesse rendere possibile una nuova mostra con un
nuovo catalogo, non ha che da contattarci tramute questo blog, o la pagina Facebook.
In fondo, su carcere e fumetti il materiale proprio non manca. Ecco una copertina da una serie di comic book americani interamente dedicata alle rivolte carcerarie.
E chiudiamo in bellezza con un Jack Kirby d'epoca e poco noto:
Nessun commento:
Posta un commento