martedì 3 maggio 2022

IN MEMORIA DI LUCA BOSCHI

Forse non ho titolo per parlare di Luca Boschi.

L’ho incontrato di persona solo una volta, al Napoli Comicon del 2015. Non posso dire che fossi suo amico. Posso dire che avrei voluto esserlo. Che invidio chi lo ha conosciuto bene.

Quando viene a mancare un personaggio illustre, chi lo conosceva poco e prova a ricordarlo, corre sempre il rischio di parlare di sé. Di millantare una amicizia che non c’era. Di raccontare, dello scomparso, solo quel piccolo episodio marginale che ha toccato la sua vita.

Cercherò di evitare questo rischio, e quindi non parlerò delle mail che ci siamo scambiati, della gentilezza sempre dimostrato nei miei confronti,  dell’affettuosa accoglienza a Napoli,  ai tempi in cui avevo organizzato la mostra sul fumetto giudiziario chiamata appunto GIUSTIZIA A STRISCE.

Parlerò della sua opera, e del perché avevo nei suoi confronti una stima assoluta.

In primo luogo, Luca Boschi era per me uno storico del fumetto. Non è facile fare storia del fumetto. Non vi è una tradizione accademica, non vi sono molti archivi, non vi sono molte testimonianze scritte. In un paese dove non si sa chi ha disegnato il primo numero di uno dei fumetti più famosi, la sua costanza nel cercare di ricostruire le vicende di autori, editori, personaggi dimenticati, era encomiabile.


Era anche un saggista che ha contribuito a moltissime iniziative editoriali, scrivendo praticamente dappertutto. Gli articoli su rivista, le prefazioni a libri, i cataloghi di mostre, i redazionali che hanno accompagnato moltissime iniziative, se messi insieme, riempirebbero una intera biblioteca. E poi ci sono i singoli volumi. “Frigo, valvole e balloons”, per esempio, per l’editore  Theoria, nel 1997, un panorama del fumetto di avanguardia di quegli anni e di quelli immediatamente precedenti, che vinse il Premio Franco Fossati. “Irripetibili – le grandi stagioni del fumetto italiano”, dieci anni dopo, per Coniglio Editore. E l’ultimo, “Italia ride – L’avventurosa epopea del fumetti comico italiano del dopoguerra”, per l’ANAFI, nel 2020. Forse il libro più personale, dal momento che quasi tutti, inevitabilmente, impariamo ad amare il fumetto da piccoli, e Luca era del 1956, ed in questo libro si capisce benissimo che quando parla di personaggi come Lupettino, c’è dentro un coinvolgimento personale, un omaggio al se stesso bambino. Senza rinunciare al rigore del saggista, però, dal momento che il libro è una vera miniera di curiosità, di rarità, di riscoperte di autori “minori” che non diranno ormai niente a nessuno, ma che è meritorio aver tirato fuori dalle pieghe della storia, perché è anche grazie a loro se ancora oggi qualcuno scrive disegna, stampa, distribuisce fumetti in edicola o in libreria.



Luca Boschi era anche un autore egli stesso, sia come sceneggiatore che come autore completo. Non sono così frequenti i casi di fumettisti che sono anche storici e saggisti del fumetto; mi viene in mente, in effetti, oltre a lui, solo Alfredo Castelli. E posso immaginarne la ragione. Quando lo studio ti porta a conoscere i grandi capolavori della Nona Arte, non è facile decidere di provare a misurarti con loro. L’umiltà ti indurrebbe a pensare che non puoi scrivere nulla di meglio. Provare a farlo non è un atto di superbia, semmai un tentativo di omaggiare i grandi maestri; ed alcune delle storie sceneggiate da Luca Boschi per la Disney sono godibilissime per i grandi ed i piccini.

Ma, forse più di ogni altra cosa, per me il contributo maggiore di Luca Boschi al fumetto resta il blog “Cartoonist globale”, una vera quintessenza di cultura non solo fumettistica.


Lo stile da blogger di Luca consisteva non nello scrivere un articolo come si scrive una voce per un’enciclopedia, ex cathedra, ma nel partire da uno spunto (una mostra, una notizia di cronaca, la nascita o la chiusura di una testata, l’anniversario della nascita di un grande autore del passato…) e giocarci attorno a rimpiattino tra cinema, storia, cronaca, arte, musica, televisione, scovando immagini spesso poco note, trovando collegamenti sfuggiti ai più, inserendo video.

Questo continuo flusso di nessi, di rimandi, di collegamenti, aveva in ultima analisi il fine di dimostrare (come se ce ne fosse bisogno) che il fumetto non è un’arte a sé stante, non è un mondo ristretto a pochi lettori con la sindrome di Peter Pan, ma è parte della grande famiglia delle Arti.

Il blog proponeva articoli che ricevevano moltissimi commenti; c’era un pubblico di aficionados che commentavano quasi tutti i post. Piccoli blogger crescevano, perché tra i commentatori, nascosto rigorosamente dietro un nickname, c’ero anch’io. E nei primi anni di vita di questo blog, ho cercato di imitare esattamente lo stesso stile. Purtroppo senza avere la stessa cultura fumettistica.

Cambiò tutto il 12 Settembre 2013. Il post si intitolava “Mille scuse a tutti” e spiegava ciò che era successo:

«Tutti i commenti a qualsivoglia post di tutti i blog sono stati bloccati (chiusi) d’imperio. Come potranno fare (per esempio) Tomaso Turchi, Sauro Pennacchioli e Nestore Del Boccio a commentare gli argomenti di turno, compresi quelli antichi? Mah! Lavori sulla piattaforma? Inizio di smantellamento? Non lo sappiamo, sfido chiunque a saperlo o ad avere (e comunicare) informazioni sicure in merito».

Il blog da allora è proseguito (l’ultimo post reca la data dell’11 dicembre 2021), tristemente senza commenti, con un ritmo sempre più rarefatto, ma sempre attento alla attualità.  

Attento, purtroppo, spesso anche a rendere omaggio ai tanti maestri del mondo del fumetto che salivano nei verdi pascoli del cielo.

Adesso che è giunto il suo momento, spero che tutti quelli che lo hanno conosciuto bene, sappiano rendere il giusto omaggio a Luca.

 

© Francesco Lentano

3 maggio 2022


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