Forse non ho titolo per parlare di Luca Boschi.
L’ho incontrato di persona solo una volta, al Napoli
Comicon del 2015. Non posso dire che fossi suo amico. Posso dire che avrei
voluto esserlo. Che invidio chi lo ha conosciuto bene.
Quando viene a mancare un personaggio illustre, chi
lo conosceva poco e prova a ricordarlo, corre sempre il rischio di parlare di sé.
Di millantare una amicizia che non c’era. Di raccontare, dello scomparso, solo
quel piccolo episodio marginale che ha toccato la sua vita.
Cercherò di evitare questo rischio, e quindi non parlerò
delle mail che ci siamo scambiati, della gentilezza sempre dimostrato nei miei
confronti, dell’affettuosa accoglienza a
Napoli, ai tempi in cui avevo
organizzato la mostra sul fumetto giudiziario chiamata appunto GIUSTIZIA A
STRISCE.
Parlerò della sua opera, e del perché avevo nei suoi
confronti una stima assoluta.
In primo luogo, Luca Boschi era per me uno storico
del fumetto. Non è facile fare storia del fumetto. Non vi è una tradizione
accademica, non vi sono molti archivi, non vi sono molte testimonianze scritte.
In un paese dove non si sa chi ha disegnato il primo numero di uno dei fumetti
più famosi, la sua costanza nel cercare di ricostruire le vicende di autori, editori,
personaggi dimenticati, era encomiabile.
Era anche un saggista che ha contribuito a moltissime
iniziative editoriali, scrivendo praticamente dappertutto. Gli articoli su
rivista, le prefazioni a libri, i cataloghi di mostre, i redazionali che hanno
accompagnato moltissime iniziative, se messi insieme, riempirebbero una intera
biblioteca. E poi ci sono i singoli volumi. “Frigo, valvole e balloons”, per
esempio, per l’editore Theoria, nel 1997,
un panorama del fumetto di avanguardia di quegli anni e di quelli
immediatamente precedenti, che vinse il Premio Franco Fossati. “Irripetibili – le
grandi stagioni del fumetto italiano”, dieci anni dopo, per Coniglio Editore. E
l’ultimo, “Italia ride – L’avventurosa epopea del fumetti comico italiano del
dopoguerra”, per l’ANAFI, nel 2020. Forse il libro più personale, dal momento
che quasi tutti, inevitabilmente, impariamo ad amare il fumetto da piccoli, e
Luca era del 1956, ed in questo libro si capisce benissimo che quando parla di
personaggi come Lupettino, c’è dentro
un coinvolgimento personale, un omaggio al se stesso bambino. Senza rinunciare
al rigore del saggista, però, dal momento che il libro è una vera miniera di
curiosità, di rarità, di riscoperte di autori “minori” che non diranno ormai
niente a nessuno, ma che è meritorio aver tirato fuori dalle pieghe della
storia, perché è anche grazie a loro se ancora oggi qualcuno scrive disegna,
stampa, distribuisce fumetti in edicola o in libreria.
Luca Boschi era anche un autore egli stesso, sia come
sceneggiatore che come autore completo. Non sono così frequenti i casi di
fumettisti che sono anche storici e saggisti del fumetto; mi viene in mente, in
effetti, oltre a lui, solo Alfredo Castelli. E posso immaginarne la ragione. Quando
lo studio ti porta a conoscere i grandi capolavori della Nona Arte, non è
facile decidere di provare a misurarti con loro. L’umiltà ti indurrebbe a
pensare che non puoi scrivere nulla di meglio. Provare a farlo non è un atto di
superbia, semmai un tentativo di omaggiare i grandi maestri; ed alcune delle
storie sceneggiate da Luca Boschi per la Disney sono godibilissime per i grandi
ed i piccini.
Ma, forse più di ogni altra cosa, per me il
contributo maggiore di Luca Boschi al fumetto resta il blog “Cartoonist globale”,
una vera quintessenza di cultura non solo fumettistica.
Lo stile da blogger di Luca consisteva non nello scrivere
un articolo come si scrive una voce per un’enciclopedia, ex cathedra, ma nel partire da uno spunto (una mostra, una notizia
di cronaca, la nascita o la chiusura di una testata, l’anniversario della
nascita di un grande autore del passato…) e giocarci attorno a rimpiattino tra
cinema, storia, cronaca, arte, musica, televisione, scovando immagini spesso
poco note, trovando collegamenti sfuggiti ai più, inserendo video.
Questo continuo flusso di nessi, di rimandi, di
collegamenti, aveva in ultima analisi il fine di dimostrare (come se ce ne
fosse bisogno) che il fumetto non è un’arte a sé stante, non è un mondo
ristretto a pochi lettori con la sindrome di Peter Pan, ma è parte della grande
famiglia delle Arti.
Il blog proponeva articoli che ricevevano moltissimi
commenti; c’era un pubblico di aficionados che commentavano quasi tutti i post.
Piccoli blogger crescevano, perché tra i commentatori, nascosto rigorosamente
dietro un nickname, c’ero anch’io. E nei primi anni di vita di questo blog, ho
cercato di imitare esattamente lo stesso stile. Purtroppo senza avere la stessa
cultura fumettistica.
Cambiò tutto il 12 Settembre 2013. Il post si intitolava
“Mille scuse a tutti” e spiegava ciò che era successo:
«Tutti i commenti a qualsivoglia post di tutti i blog
sono stati bloccati (chiusi) d’imperio. Come potranno fare (per esempio) Tomaso
Turchi, Sauro Pennacchioli e Nestore Del Boccio a commentare gli argomenti di
turno, compresi quelli antichi? Mah! Lavori sulla piattaforma? Inizio di
smantellamento? Non lo sappiamo, sfido chiunque a saperlo o ad avere (e comunicare)
informazioni sicure in merito».
Il blog da allora è proseguito (l’ultimo post reca la
data dell’11 dicembre 2021), tristemente senza commenti, con un ritmo sempre
più rarefatto, ma sempre attento alla attualità.
Attento, purtroppo, spesso anche a rendere omaggio ai
tanti maestri del mondo del fumetto che salivano nei verdi pascoli del cielo.
Adesso che è giunto il suo momento, spero che tutti
quelli che lo hanno conosciuto bene, sappiano rendere il giusto omaggio a Luca.
© Francesco Lentano
3 maggio 2022
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