domenica 12 aprile 2020

EVERETT RAYMOND KINSTLER, un fumettista alla Casa bianca


Questa è la storia di un ragazzo che crebbe con un sogno, ma fu costretto ad abbandonarlo. Che ripiegò su altro, e in quell’altro divenne il migliore di tutti. Che attraversò varie vite e carriere, sempre nell’ambito artistico, senza paura e pregiudizi.
È una storia poco nota in Italia, ma che incrocia personaggi e situazioni ben conosciute anche da noi.
È la storia di Everett Raymond Kinstler.


Nato a New York nel 1926 da genitori di classe media, del tutto estranei all’ambiente artistico, Everett già a sette anni costrinse la madre a sforare dal budget familiare per acquistargli una serie completa di libri illustrati. Da bambino non faceva che disegnare, spesso ispirandosi agli autori di fumetti che vedeva sui quotidiani (soprattutto Hal Foster, Alex Raymond e Milton Caniff); poi, crescendo,  il suo interesse si concentrò sugli illustratori delle riviste che all’epoca andavano per la maggiore come Collier’s, The Saturday Evening Post, The American Magazine. Artisti che oggi sono un po’ dimenticati come Dean Cornwell, Norman Rockwell, e soprattutto James Montgomery Flagg, di cui pochi ricordano il nome, ma tutti hanno visto almeno un’opera: il celebre “Zio Sam” realizzato nel 1917 per convincere gli americani ad arruolarsi e combattere la prima guerra mondiale.


Già nella sua adolescenza, il giovane Kinstler si convinse che sarebbe diventato un collega di questi maestri, ed avrebbe visto le sue opere stampate su quelle prestigiose riviste; tanto che, minorenne, si presentò sfacciatamente a casa di Flagg, portando il suo portfolio.
Ma che studi effettuare per realizzare simili sogni? Dopo l’istruzione primaria, si iscrisse alla Music and Art High School, pensando di affinare i suoi talenti  in vista della carriera di illustratore che gli interessava; ma gli fu detto, come lui stesso ricordò, che quella di Norman Rockwell, Milton Caniff o Alex Raymond “non era arte. Si trattava solo di arte commerciale, mentre i veri artisti dipingono ciò che sentono”.
Kinstler sentì che era il momento di cambiare; ripiegò su un istituto tecnico, ma poi abbandonò anche quello preferendo, ad una istruzione formale, l’esperienza sul campo.
Nel 1942, infatti, a soli sedici anni, il ragazzo iniziò una carriera nel campo del fumetto, assunto da Richard E. Hughes, titolare di uno studio che forniva materiale alla Standard Comics. Kinstler lavorò come inchiostratore di Ken Battefield su  albi dai titoli suggestivi come Startling Comics o Real life comics.
Tra gli sceneggiatori, curiosamente, vi era una donna, Patricia Highsmith, allora poco più che ventenne, e destinata a sfondare come romanziera, autrice di opere adattate anche per il cinema come “Delitto per delitto” (Alfred Hitchcock) o “Il talento di Mr. Ripley”. Il giovanissimo Kinstler raccontava di essersi  innamorato di lei, ma di non avere speranze, essendo molto più piccolo della “collega”. Cercando di rendersi servizievole, il ragazzo chiedeva  continuamente di poter fare qualcosa per lei; ma quando la Highsmith, esasperata, gli chiese di andare a prendergli una Coca Cola per toglierselo un attimo di torno, lui si presentò con una Pepsi…
Non molto tempo dopo, Kinstler potè affrontare la sua prima storia da matitista, ed ampliare le sue collaborazione realizzando illustrazioni per le pagine interne (non a fumetti) di “pulp” come The shadow, Doc Savage ed altre testate delle case editrici Popular Publications (sino al 1953) e Street & Smith, tra cui la mitica Astounding Science Fiction.

Compiuti 18 anni, Kinstler fu reclutato nell’esercito, ma prestò un comodo servizio in New Jersey, non lontano da casa, potendo così continuare le collaborazioni. Come molti altri artisti, diede il suo contributo alla vittoria con una striscia a fumetti: Strictly G.I., apparsa per circa 40 episodi sul giornalino della base militare.


Nel 1947, terminata la collaborazione con Hughes, Kinstler disegnò quattro storie per la DC, ma la collaborazione non ebbe sviluppi, soprattutto per la volontà dell’artista di approdare ad una carriera nel campo della illustrazione.
Nel 1948 alcuni disegni furono utilizzati come copertine per pubblicazioni della Fawcett Publications, tra cui Hopalong Cassidy e Tom Mix. La copertina qui sotto potrebbe suonare familiare al lettore italiano...



… visto che assomiglia non poco a quella realizzata da Aurelio Galleppini per la copertina del romanzo “Il massacro di Goldena”, con protagonista Tex. Del resto, che l’amatissimo Galep si “ispirasse” ad opere di provenienza americana, è stato documentato in più occasioni.



Nel 1950 Kinstler iniziò a lavorare, sia per le copertine che per storie a fumetti, con la casa editrice Avon, su numeri unici come Pancho Villa e Teddy Roosevelt, e periodici come Jesse James o Zorro. In quel periodo, per la casa editrice lavoravano artisti che in seguito incrociarono le strade della Marvel, come Syd Shores o Wally Wood.
Tra le serie della Avon, una ha un nome che suona familiare al lettore italiano: si tratta di una delle tante incarnazioni a fumetti di Kit Carson, da noi noto soprattutto come spalla di Tex Willer nei fumetti della editrice Bonelli, ma che qui viene presentato come protagonista di avventure pretesamente più aderenti alla realtà storica del personaggio.


Ecco la copertina del numero 1, firmata da Kinstler. Nella prima storia dell’albo, non accreditata ma verosimilmente non disegnata dal Nostro, viene raccontata la “vera” vita di Carson, inclusa una parentesi giudiziaria:



a Santa Fè, il sedicenne Kit viene infatti condotto davanti ad un anziano giudice che prima lo condanna senza nemmeno consentirgli di difendersi, poiché il ragazzo non capisce lo spagnolo, poi ribalta totalmente la decisione sol perché l’imputato gli viene ricondotto davanti, questa volta con l’assistenza (non legale ma linguistica) dell’autorevole don Pablo Esperanza, nipote del governatore militare della città. 
Sulla seconda di copertina, ove la qualità di stampa era migliore rispetto alle pagine interne, Kinstler si sbizzarrì con illustrazioni al tratto in bianco e nero che avevano il compito di sintetizzare le varie storie contenute nel fascicolo; alcuni di questi lavori sono tra i suoi più ricercati in assoluto.


Alla collaborazione con la Avon si affiancò, nel 1952, quello per Ziff-Davis Publications; la casa editrice aveva assunto nientemeno che Jerry Siegel per lanciare una propria linea di comic book, che però ebbe scarso successo e terminò in breve tempo. Da un albo di questa serie, Nightmare n. 2, è tratta questa pagina, che introduce un adattamento da Edgar Allan Poe (“Il pozzo e il pendolo”) con una scena processuale suggestiva ma poco fedele al racconto, dove i giudici sono molti di più, sono vestiti di nero, le loro forme si confondono con quelle dei torturatori.


Dal 1953, l’artista  iniziò una nuova collaborazione con la Western Printing/Dell. Per la collana Four Color Series, Kinstler disegnò diverse storie lunghe complete, tra cui adattamenti a fumetti di racconti western come Zorro, Outlaw Trail (da Zane Grey) e molte altre.
Nelle more vi fu un brevissimo incontro con Stan Lee. Secondo Jim Vadeboncoeur, Jr, dal cui volume edito nel 2005 per la JVJ Publishing è tratta la maggior parte di queste informazioni, l’incontro partorì una sola storia di 5 pagine; ma il sito atlastales.com ne cita due, su Mistery Tales n. 15 nel 1953, e su Western Tales Of Black Rider n. 31 nel 1955.

Documentato anche  un contributo, con qualche illustrazione, alla linea di riviste per uomini pubblicate da Martin Goodman, proprietario del conglomerato editoriale i cui marchi più celebri furono, nel campo del fumetto, Timely, Atlas, e l’attuale Marvel, oggi notissima soprattutto per i film tratti dai suoi “supereroi-con –superproblemi”.


Ulteriori collaborazioni con il mondo dell’arte commerciale, oltre ai pulp e ai fumetti,  inclusero illustrazioni per libri, dischi, poster.


Nel gennaio del 1957, Collier’s, una delle prestigiose riviste illustrate a cui maggiormente Kinstler aveva sognato di collaborare, chiuse i battenti; ed anche nella altre che sopravvissero, la direzione grafica e artistica si allontanava sempre di più dai maestri dell’illustrazione classica che Everett aveva venerato. Negli stessi anni, i pulp erano sul viale del tramonto ed i fumetti, dopo la nota caccia alle streghe del senato americano, accusati di traviare la gioventù a stelle e strisce, costituivano un mercato sempre più ristretto rispetto agli anni in cui Kinstler aveva esordito.
Di fatto, il suo ultimo contributo nel campo del fumetto fu nel 1959 per la collana Classics illustrated; mentre l’ultimo libro illustrato, pubblicato nel 1963, fu una monografia su Giuseppe Verdi, contenente una suggestiva copertina e, all’interno, ritratti di svariati  compositori.


Un disegno non utilizzato nel libro è sicuramente molto familiare a noi italiani di una certa età: 


si tratta della riproduzione, al tratto, di uno dei due ritratti del musicista eseguiti nel 1886 dal pittore Giovanni Boldini, l’altro essendo quello che per anni ha campeggiato sulle banconote da mille lire.


Prive di sbocchi, dunque, già sul finire degli anni ‘50, inizio dei ‘60, si rivelarono le collaborazioni editoriali di Kinstler.
Nel frattempo, però, era accaduto qualcosa di nuovo.
Pur avendo abbandonato la scuola a quindici anni, e pur impegnatissimo a sfornare “arte commerciale”, il disegnatore non aveva mai smesso di investire su se stesso. Deciso a migliorare le sue capacità di illustratore, si era iscritto, sin dall’inizio della sua carriera nel fumetto, ai corsi di Frank Vincent DuMond, un pittore che aveva studiato in Europa e ai cui corsi d’arte, nel corso di circa cinquant’anni, studiarono alcuni dei più celebri artisti americani, tra cui il già citato Flagg.
DuMond non solo trasmise al giovane Kinstler le sue abilità pittoriche, ma anche lo convinse ad affittare un appartamento al The National Arts Club, un edificio abitato solo da artisti, al cui interno venivano organizzate mostre e dibattiti.
Ciò diede al giovane la possibilità di frequentare colleghi che divennero amici e maestri; ed anche di entrare in contatto con fenomeni artistici che un “normale” disegnatore di fumetti non avrebbe potuto incontrare; una foto del 1957, ad esempio, ritrae Kinstler insieme, tra gli altri, al pittore Salvador Dalì.


Nella veste di organizzatore delle conferenze del Club, Kinstler incontrò, tra le varie personalità, anche Ayn Rand, la controversa scrittrice americana di origine russa, autrice di romanzi basati su una filosofia chiamata “oggettivismo”, il cui maggior seguace, nel campo del fumetto, fu un certo Steve Ditko, papà dell’Uomo Ragno. La donna non gli risultò particolarmente simpatica.
Anni di attitudine a disegnare fumetti ed illustrazioni, uniti ad anni di apprendimento delle cosiddette “belle arti”, si mischiarono tra loro e si sublimarono in una nuova carriera: quella di ritrattista.
Nel 1957, Kinstler mostrò alcuni lavori ad una galleria d’arte chiamata Portraits, Incorporated, attraverso la quale, con un po’ di fortuna, ebbe la possibilità di  realizzare un ritratto del venticinquenne Forrest E. Mars, Jr, rampollo della famiglia industriale delle barrette di cioccolato molto note anche da noi.
Il ritratto piacque, così ne seguì un altro per un altro membro della famiglia, Forrest E. Mars, Sr.
Un appunto manoscritto del 1957, tratto dalla contabilità che l’artista teneva ai tempi, dà l’idea delle nuove possibilità di realizzo: gli 800 dollari ricavati dal ritratto sono incastonati tra i 45 ricavati da un altro lavoro, ed i 15 ottenuti dalla rivista pulp Ranch Romances. Decisamente, il cioccolato fa bene …
Il conflitto tra “arte commerciale” ed arte “vera” certamente si fece sentire, e non solo sul piano economico, se è vero che, alla sua prima mostra di pittura, nel 1959, l’organizzatore Erwin Barrie, titolare della Grand central Gallery, chiese a Kinstler di NON dire di aver disegnato in precedenza fumetti.  L’artista rispose secco: “E’ da lì che vengo”.
Anche quando il suo nome divenne celebre, e le sue opere ospitate nei maggiori musei degli Stati Uniti, il ritrattista non rinnegò mai l’autore di fumetti; esistono anzi numerosi disegni con i quali egli rese omaggio, da “grande”, ai personaggi che aveva disegnato alla DC o a Spirit, di Will Eisner, considerato il padre delle moderne graphic novel. Ecco un tributo ad Eisner in occasione della morte.


I suoi dipinti ufficiali dei presidenti degli Stati Uniti rimarranno nella storia. Li ritrasse praticamente tutti, da Richard Nixon a Bush Jr; esiste, ahinoi, anche un ritratto di Trump, realizzato ben prima che costui salisse inaspettatamente alla Casa Bianca.
Qui di seguito, invece, un ritratto di Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte Suprema americana, molto nota soprattutto per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne.



Everett Raymond Kinstler è morto il 26 maggio 2019, all’età di 92 anni.


Due anni prima, con un tratto già un po’ malfermo, aveva omaggiato ancora una volta Hawkman;  erano passati quasi 70 anni da quando aveva disegnato due storie dell’alato supereroe.

© Francesco Lentano

Per le immagini tratte da “Everett Raymond Kinstler – The artist’s Journey through Popular Culture – 1942 – 1962”, © Jim Vadeboncoeur Jr. ed Everett Raymond Kinstler




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