lunedì 23 maggio 2022

RICORDO DI LUCIANO TAMAGNINI

“Tamagnini, chi era costui?”, ruminavo tra me a quei tempi.

Sarà stato una ventina di anni fa. Mi ero messo in testa di raccogliere la serie completa della rivista Il fumetto, organo della Associazione nazionale amici del Fumetto (ANAF), i cui primi numeri erano usciti quando ero ancora all’asilo; un po’ per la mia passione per i vecchiumi, un po’ per contribuire a ricostruire un periodo che mi sarebbe piaciuto vivere in prima persona, cominciai ad acquistare tutte le copie che trovavo tra internet, mostre e bancarelle.

Era impossibile non notare la presenza di quel nome. Su tutti i numeri della rivista, il misterioso (per me) Tamagnini curava una rubrica intitolata “Comics oggi”, che io leggevo avidamente anche se erano passati decenni e quei fumetti erano come minimo dell’altro ieri. Ma la rubrica dava conto di tutto ciò che era stato pubblicato. E se uno vuol sapere oggi cosa c’era in vendita in un determinato periodo di un qualunque anno dai primi Settanta ai Duemila, quella rubrica è la fonte primaria.


Mi chiedevo cosa facesse nella vita il Tamagnini. Forse l’edicolante, pensavo; sarebbe stato l’unico modo per dare conto di tutto ciò che usciva. Forse anche il libraio, però, dato che non si limitava alle testate periodiche. Forse aveva aperto una delle prime, pioneristiche fumetterie.

Quando un giorno mi capitò di ritrovare, tra i primi numeri della rivista, anche l’atto costitutivo dell’associazione che la editava, ebbi qualche notizia in più.

E davvero avrei voluto esserci anch’io il 9 ottobre 1976 davanti al notaio Enrico Marmocchi, a fondare l’ANAF. Ma a quei tempi ero alle elementari. Ero io il marmocchio, altro che notai. 

Tamagnini non c’era “in presenza”, si era fatto rappresentare da un altro fondatore che era anche avvocato; ma il notaio annotò, come si deve, le sue generalità, la sua data di nascita (25/3/1941), la sua professione: insegnante elementare. E non era l’unico docente in quel parterre; c’era Gianni Brunoro, con cui avrei poi avuto qualche simpatico scambio epistolare; o Giulio Cesare Cuccolini, visto a Lucca più di una volta; c’era Italo Pileri.

Foto di gruppo dei componenti dell'ANAF, tratta dal supplemento al n. 19 della rivista IL FUMETTO, ottobre 1975. Luciano Tamagnini è a destra

Venne il giorno in cui anch’io mi iscrissi alla associazione (nel frattempo diventata ANAFI, aggiungendo la “I” di Illustrazione), e decisi di impegnarmi maggiormente, sia pure col mio scarso tempo libero e una passione da mero dilettante, nella organizzazione di attività fumettistiche. E nel 2013, due anni prima della mostra “Giustizia a strisce” dalla quale ha preso vita questo blog, diedi la mia disponibilità a presidiare lo stand dell’ANAFI allestito in una manifestazione che si teneva nella città dove vivo: Etna Comics.

E Luciano Tamagnini arrivò in carne ed ossa da Reggio Emilia per l’occasione. C’era anche Bruno Caporlingua della Fondazione Marco Montalbano di Viagrande e qualcun altro che non ricordo. Erano passati anni da quando avevo notato il suo nome. Era il momento di conoscerlo davvero.

E conoscenza fu, anche se limitata a pochi giorni; ma quando si sta insieme per ore in uno spazio ristretto, ci si finisce col raccontare a volte più di quanto si dica al coniuge in una intera settimana frenetica di lavoro.

Dire pubblicamente quello che raccontò a me in quel brevissimo periodo, non sarebbe possibile e forse nemmeno giusto. Altri erano i suoi amici, altri coloro che possono ricordarlo con cognizione di causa. 

Io mi limito a qualche frammento. 

La tenerezza con cui accolse allo stand i miei nipotini, posando per una foto ricordo che ho conservato per tutto questo tempo.

Il racconto di certe sue esperienze di maestro di scuola, alle prese anche con alunni difficili (mi disse che un bimbo autistico solo alla fine dell’anno era arrivato a toccargli il viso, e che per lui era stata una soddisfazione assoluta). I commenti su certi protagonisti del fumetto italiano (uno gustosissimo su Luciano Secchi, alias Max Bunker, non lo rivelerò nemmeno sotto tortura). I ricordi della gestione di un teatro nella sua Reggio Emilia.

E la ritrosia nel firmare con dedica un libro co-curato da lui: questo.


Mi disse che non era il caso di rovinare un volume fresco di stampa e odoroso di inchiostro, con degli scarabocchi. Io insistetti, ed ottenni la mia dedica. E pazienza se la parola tra parentesi non sono riuscito a decodificarla in tutti questi anni.

Ancora oggi, quando mi viene da lamentarmi di non riuscire a coltivare i miei interessi per cinema, fumetti ed altro, a causa del peso preponderante del mio lavoro “ufficiale”, penso a quest’uomo che insegnava a scuola, gestiva un teatro, dragava edicole e librerie dando conto di migliaia di pagine di carta stampata e fumettata.

Mi è dispiaciuto di non aver avuto occasione di ripetere l’esperienza, e di averlo solo incrociato a Lucca uno o due volte negli anni successivi. La rivista dell’ANAFI si è rinnovata e le sue condizioni di salute non gli consentivano più di collaborarvi; ma per quanto la nuova gestione abbia apportato molti miglioramenti, nessuno è riuscito a ripristinare una rubrica nella quale si dia conto di tutto, ma proprio tutto, di ciò che viene pubblicato.

Grazie, Luciano.


© Francesco Lentano

23 maggio 2022

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