venerdì 4 dicembre 2015

Artisti minori: giudici a fumetti nell'opera di Paul Reinman

Essendo stata, per decenni, un’arte popolare, caratterizzata da una produzione eccezionale sul piano quantitativo, e a volte meno su quello qualitativo, il Fumetto ha il suo milite ignoto: autori che non hanno mai firmato le loro creazioni, o dei quali manca qualsiasi dato biografico. Per dire, in Italia non sappiamo nemmeno chi ha disegnato il primo numero di un colosso come Diabolik!


Tra gli autori minori ma non del tutto dimenticati c’è Paul Reinman (1910-1988), attivo sin dagli anni Quaranta nel mercato dei comic book americani. Lo vediamo alle prese con una scena processuale, tratta da un albo dell’orrore (qui in versione italiana, dalla collana Eureka Pocket n. 25):


Come si vede, un artista di non particolare eleganza e talento, che ha avuto però la fortuna di lavorare, oltre che come disegnatore completo, anche come inchiostratore, abbellendo le matite di un colosso come il già celebrato (qui e qui) Jack Kirby.


Ecco un esempio dalla serie Kid Colt, che abbiamo scelto non casualmente osservando che il protagonista aspira a diventare un uomo di legge (“lawman”). Reinman, poi, ha inchiostrato Kirby su serie celeberrime quali Tales of Asgard, Avengers, ecc.
Su Reinman esiste in rete uno splendido articolo di taglio non solo fumettistico, che parte dall’incredibile ritrovamento di un suo schizzo presso un rigattiere di Gerusalemme, e ricostruisce la vita dell’artista intrecciata ad un pezzo di storia dell’ebraismo (lo schizzo raffigurava una sinagoga tedesca distrutta dai nazisti).


Nell’articolo si afferma che, terminata la sua carriera nei comics, Reinman si dedicò anche a realizzare “courtroom sketches for TV”; la cosa ci potrebbe introdurre al rapporto tra fumetto e disegno di tribunale; ossia quel genere artistico che alcuni autori americani hanno coltivato realizzando disegni per i giornali e la TV dalle aule di giustizia, in occasione di processi celebri, laddove la legge vietava la esecuzione di riprese audiovisive.


Questo volume, poeticamente intitolato “The art of justice”, per esempio, è una raccolta di disegni di questo tipo, opera di Marylin Church
In attesa di sviluppare il tema, prendiamo a prestito, dal sito comicbookjustice, una pagina che evidenzia le analogie tra due scene tratte da fumetti, ed una da uno storico “courtroom sketch”.



E chiudiamo con un’altra sequenza dal-processo-al-carcere di Paul Reinman, sempre tratta dalla sua produzione horror per i comic book della Marvel anni Quaranta, riproposti in Italia molti anni dopo (questa è sempre dalla collana Eureka Pocket, n. 55 del 1979).


I link:
Sul mistero del primo disegnatore di Diabolik:
Su Paul Reinman:
per l’immagine che paragona il processo ad Hulk, a quello all’attivista politico Bobby Seale:

9 commenti:

  1. Una piccola precisazione, giusto perchè possiedo l'Eureka Pocket 25 (Di Terrore si muore):
    La storia di Reinman è "Il Diavolo e Donald Webster", [The Devil and Donald Webster] originariamente apparsa in "Strange Tales" 11 (1952):

    http://www.comics.org/issue/10015/

    Nello stesso pocket molto più "toccante", a mio avviso, "Quante volte si può morire?" [How many times can you die?] da "Mystic" n. 24 (1953):

    http://www.comics.org/issue/215864/

    sull'infinito incubo di un condannato alla pena capitale. Qui i disegni sono di Gil Kane. Purtroppo non trovo in rete qualcuno che abbia postato la storia, davvero angosciante.
    La riduzione "formato francobollo" che la Corno faceva di queste belle storie Golden Age, e che impediva di apprezzare sia maestri come Kane che dignitosissimi professionisti come Reinman, meriterebbe... una causa penale. Grazie!

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    1. Grazie a te.
      Per la precisione, parte delle storie horror della Marvel apparse negli Eureka Pocket furono pubblicate anche come riempitivo degli albi dei Supereroi, e dunque in grande formato. Va detto che, stando ai miei ricordi ed a quello che si leggeva sulle pagine della posta, i giovani lettori di allora non amavano quei raccontini; leggendoli oggi in una prospettiva adulta, vi si trovano invece piccole perle.
      Hai letto l'articolo su tabletmag? E' un po' lungo, ma davvero un buon esempio di come la vicenda biografica di un fumettista di seconda schiera possa intrecciarsi con la Storia.

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    2. Vero, e almeno negli albi erano anche a colori. Ma i pocket sono in genere una grande occasione perduta (non solo la Corno, anche certi Oscar Mondadori). Ora che son vecchio non riesco più a leggerli!
      Sì, bello l'articolo, e fortunata, nel complesso, la famiglia Reinman. A volte la Storia "nascosta" si rivela anche con questi ritrovamenti casuali.
      5 dollari... "We buy junk, we sell antiques"... :D

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  2. Ricordo dei ripugnanti fumetti horror di Reinman per una rivista minore sul tipo Warren (ma molto più scadenti) dei primi anni settanta.

    Poi ricordo un personaggio per la Marvel degli anni settanta, era un gigante di pietra viola di nome Colossus?... boh, non rammento bene.

    Comunque sia, Reinman era un disegnatore mediocre e non certo un bravo inchiostratore di Kirby (anche se Colletta era molto peggio).

    Interessante invece che lui, l'editore della Marvel Martin Goodaman, Stan Lee, Jack Kirby eccetera fossero tutti ebrei.

    Cos'è la giustizia per gli ebrei? Quando erano nei ghetti, come funzionavano i loro tribunali?

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  3. Questo non lo so.
    Su Colletta inchiostratore consiglio un bel volume di Robert L. Bryant jr: "The Thin Black Line . Pespectives on Vince Colletta, Comics' most controversial inker" (Twomorrows).
    Interessante, visto che stiam facendo pericolosi discorsi su base etnica, il riferimento all'italianità di Colletta, che lasciava intendere di avere collegamenti con la mafia (la sua famiglia era originaria di Casteldaccia, provincia di Palermo).
    Per quanto riguarda il lavoro fatto inchiostrando Kirby alla DC, il libro riporta le dichiarazioni di Paul Levitz, secondo cui Colletta ricevette una paga inferiore alla solita per varie ragioni, la principale delle quali era che la DC stava pagando molto bene Kirby, e dunque voleva risparmiare su tutto il resto.

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    1. Le storie di Reinman forse erano su qualche pocket Sansoni, che se non ricordo male ristampava materiale Skywald, e Reinman aveva lavorato per "Psycho". E' vero, non è materiale attraente. Se li vedo sulle bancarelle li lascio stare, a meno che proprio non costino 50 c. ...
      Lasciamo perdere come stavano le cose nei ghetti. Esisteva una polizia ebraica peggiore degli stessi nazisti. Son cose che ho letto, ma non le voglio ricordare. Sui "Judenrate" (invenzione del supervillain Reinhard Heydrich):

      http://www.ghettinazisti.it/l-istituzione-dei-ghetti-nazisti/lo-judenrat-e-il-servizio-d-ordine.html

      Interessante il discorso sui fumettari "tutti ebrei". Proprio tutti no, ma a New York moltissimi sì. Ci sono delle belle discussioni su certi blog, ma non vi metto i link :P
      Il tipo di pietra viola non lo ricordo adesso, ma è di un pacchiano incredibile.
      Se non fosse troppo tardi, proporrei di fare una colletta per Colletta in modo da invogliarlo a lavorare meglio

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    2. Colletta è morto da un sacco di tempo.

      IT the Living Colossus dovrebbe essere il nome, neppure io ho voglai di controllare.

      Rguardo la Skywald, ho appena ritrovato le edizioni italiane... be', ce'era anche roba interessante (Bill Everet, Pablo Marcos anteMarvel, Tom Sutton... la casa editrice era di uno della Marvel, come si chiama.

      Intendevo i ghetti "prenazisti".

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    3. Ma no, IT era di Dick Ayers, l'altro inchiostratore scarso di Kirby.

      Ed Everett si scrive con due "t".

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    4. Ah, sì! IT era di Kirby! Era uno dei mostroni di Kirby...
      Sì Vince Colletta è morto, perciò ho detto "se non fosse troppo tardi".
      Ma che te lo dico a fare...:D

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