venerdì 5 febbraio 2016

IL PROCESSO A MISTER NO (e il carcere nei fumetti)




La casa editrice Sergio Bonelli, semimonopolista del fumetto cosiddetto “da edicola", suscita amore ed odio. Amore da parte dei lettori che, nei suoi personaggi, hanno trovato e trovano una qualità mai raggiunta da altri editori; ed in effetti Tex, Zagor, Dylan Dog, il "colto" Martin Mystere, per tacere degli altri, sono personaggi davvero entrati a pieno titolo nell'immaginario italiano.
Qualcuno, invece, storce il naso di fronte ad uno stile ritenuto ripetitivo, ad una evoluzione che sembra bloccata, ad una saturazione del mercato che si teme abbia impedito lo sviluppo di linguaggi diversi.

Senza voler prendere posizione su una simile "vexata quaestio", avendo citato ben 26 volte il nome “Bonelli” nelle 130 pagine del catalogo GIUSTIZIA A STRISCE, proviamo a colmare una lacuna citando un personaggio che nel testo non ha trovato spazio: Mister No.
Chi sia costui lo facciamo dire ad un vecchio dizionario dei fumetti, perché sarebbe difficile aggiungere qualcosa; ci limitiamo a ricordare che la serie regolare, sbarcata in edicola nel 1975, si è conclusa con il n. 379 nel 2006.


Una lunga storia del primo periodo, scritta da Alfredo Castelli e disegnata da Franco Bignotti, inizia sul n. 56 e si conclude sul n. 59; ecco la copertina dell'albo principale, opera del decano Gallieno Ferri (classe 1929, ancora oggi copertinista di Zagor).


La storia è complessa, ben costruita, speziata di emozioni forti, anche se qua e là riecheggia qualche stereotipo. Mister No, ingiustamente accusato di omicidio da un poliziotto che è il vero autore del reato, viene sottoposto, nella capitale della Guyana Francese, ad un più che sommario processo, che qui riproduciamo per intero. 

Certamente stereotipata è la raffigurazione del difensore d'ufficio imbelle, che si ritrova in tanti film e fumetti per lo più di ambientazione statunitense; e non sapremmo dire quanto vi sia di corretto nella procedura, che dovrebbe essere regolata dal diritto francese (eppure il rapporto giudice - giuria sembra riecheggiare lo schema tipico dei fumetti americani).
Il meglio di sé, però, il lungo episodio lo mostra nella rappresentazione della vita carceraria. Prima infatti che Mister No riesca a dimostrare la sua innocenza, trascorrono mesi e mesi, durante i quali la vita dei detenuti viene mostrata in tutta la loro crudezza, senza nascondere violenze e sevizie dei carcerieri, ma senza nemmeno trasformare i galeotti in vittime innocenti del sistema.
Qui di seguito alcune delle sequenze che mostrano, con realismo, la condizione dei detenuti.




Come si vede qui sotto, anche Tex ha avuto a che fare con dei galeotti; curiosamente, anche questo episodio è scritto da Nolitta e non da suo padre Gianluigi, creatore del personaggio.


E ora veniamo alla considerazione conclusiva.
Il tema dei diritti dei detenuti è uno di quei temi sensibili che restano costantemente all'attenzione del dibattito sociale e politico; e così è anche nel nostro paese.

Noi organizzatori della mostra sui giudici nel fumetto vorremmo proseguire un percorso di ricerca su Fumetto e diritto proprio con un tema di impatto sociale quale è quello del carcere. In tal senso, dopo il riallestimento della mostra presso l'Università di Foggia, vi erano stati dei contatti con docenti dell'università di Torino, interessati ad uno studio del mondo carcerario nei  mezzi di comunicazione di massa; uno studio che si è già fatto in relazione ad altri linguaggi, come il cinema.


Al momento i progetti sono rimasti tali; ma se qualcuno fosse interessato a contribuire, o volesse rendere possibile una nuova mostra con un nuovo catalogo, non ha che da contattarci tramute questo blog, o la pagina Facebook.

In fondo, su carcere e fumetti il materiale proprio non manca. Ecco una copertina da una serie di comic book americani interamente dedicata alle rivolte carcerarie.


E chiudiamo in bellezza con un Jack Kirby d'epoca e poco noto:




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