Se il fumetto è una forma di letteratura, è giusto ogni
tanto parlare anche di letteratura “tradizionale”, quella che, ahilei, non usa
immagini ma solo parole. Ecco allora un ciclo di interviste a scrittori che
sono anche operatori del diritto. Cominciamo con Roberta Gallego, magistrato a
Belluno.
<<Spesso i giudici-scrittori sono
accusati di scrivere troppo e giudicare poco. Tu come concili le due attività?
Scrivo di sera, guardo
pochissima televisione; sono giunta alla conclusione che per fare il magistrato
ho bisogno di luce, per scrivere libri devo stare al buio.
Peraltro, facendo il
pubblico ministero, come magistrato ho scelto di non giudicare, e mi piace non
giudicare anche come scrittrice.
Sinora
tutti i tuoi romanzi fanno parte del medesimo ciclo, le "Storie di una
procura imperfetta". Non temi che questa scelta ti faccia apparire come
una scrittrice "di genere" (nel tuo caso, il legal thriller) anziché come una Scrittrice tout court?
E' vero, il rischio è
alto, ma oggi non incappare in un'etichetta sociale è quasi impossibile.
Bisogna poi sapersele scrollare di dosso. O sfruttarle per sbilanciare
l'interlocutore, seduto sulla propria pigrizia.
I tuoi romanzi sono ambientati ad Ardese, località immaginaria del Piemonte. C'è un luogo reale a cui ti sei ispirata? E non c'è il rischio, visto che lo Stato italiano taglia le sedi giudiziarie, che anche il tribunale di Ardese possa essere soppresso?
Non c'è un luogo reale di
diretta ispirazione, c'è il realismo delle situazioni periferiche del sistema
giustizia che conosco bene. Ardese non può essere soppressa, gode di alte
protezioni!
Nel
primo romanzo della serie, l'intera Procura di Ardese si ferma quando il
parente di un cancelliere porta mozzarelle fresche dalla Puglia dando vita ad
un commercio abusivo nei sotterranei del Palazzo di giustizia. Nel terzo, un
sostituto procuratore affida il cellulare di servizio al titolare di una
pizzeria d'asporto. Qualcuno si è mai
risentito per
queste situazioni surreali?
Il potere della creatività
non coincide con la creatività al potere, della seconda ci si deve preoccupare.
Probabilmente alcune ostentate indifferenze che annuso nei pressi di colleghi derivano dal disagio che
questo tipo di aneddotica genera. Sono consapevole che gli episodi narrativi di
questo tipo disturbino l'immagine di una magistratura immacolata ed arroccata
dietro la retorica austera della sua infallibilità, ma se si interpretano come
una pennellata di non sense quotidiano, che rallegra e umanizza il vissuto dei
miei personaggi, questi aneddoti aiutano a
riconciliarsi con la
categoria dei magistrati, per la quale non a caso nessuno prova più empatia.
Quindi, le mozzarelle…
Non sono le mozzarelle
abusive ad essere inappropriate, lo è un sistema di paramenti, autocelebrativo
e permaloso, che per ingravescente miopia vede le mozzarelle come la minaccia
di macchiarsi la toga con la normalità.
Sempre
nel terzo romanzo, "Il sonno della cicala", ci sono due riferimenti
fumettistici. Uno è alle tasche di Eta Beta, che però sono ormai un luogo
comune come la coperta di Linus.
Poi
c'è un personaggio che definisci "ritagliato postumo da una pagina di
Lanciostory". Allora sei una lettrice di fumetti? Ed esattamente, cosa
intendevi dire con questa definizione?
Ho consumato un sacco di “Lanciostory”, e forse ancora di più
"Il Monello" e "Skorpio"; a quindici anni ho venduto una
collezione di “Diabolik” per acquistare un saxofono
usato che non ho mai imparato a suonare. Il fumetto mi ha sempre accompagnato:
Mafalda, Nilus, Sturmtuppen. L'allusione a Lanciostory è un omaggio a quei
ritratti intensi e perfetti di volti segnati, dallo sguardo perso nelle proprie
consapevolezze, che recupero alla memoria quando penso a queste riviste.
Pensi
che potresti, un giorno, lavorare su una sceneggiatura per un graphic novel, anziché scrivere un
romanzo "tradizionale"? E chi sceglieresti come disegnatore?
Oggi il fumetto è un
panorama che non frequento, soprattutto dopo l'avvento dei Manga. Se scegliessi
di affidare un racconto a questa arte visiva, mi piacerebbe vederlo
rappresentare da una penna elegante e attenta al dettaglio, come quella di
Walter Trono>>.
Che altro aggiungere? I romanzi di Roberta Gallego sono geniali perché, pur costruiti su una solida trama noir, stemperano la tensione con tocchi di umorismo semplicemente irresistibili. Chi è interessato ai tecnicismi della giustizia, troverà riferimenti "professionali" al tema. E anche chi detesta i magistrati tronfi e arroganti, troverà pane per i suoi denti.
E se Walter Trono volesse provare a contattare Roberta Gallego, potrebbe nascere il primo graphic novel giudiziario italiano...
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