È una parola decisamente buffa; è
stata familiare a generazioni di ragazzi e di adulti; oggi è un po’ in disuso,
forse perché troppo lunga per entrare sullo schermo dello smartphone.
Nell’antichità, gli almanacchi
avevano più o meno questo aspetto.
Celeberrimo il dialogo tra un venditore d'almanacchi ed un passeggere, una delle operette morali di Giacomo
Leopardi.
Non sapremmo dire quando il termine
si allarga anche a pubblicazioni di tipo diverso; certo è che ci sono stati
almanacchi di ogni tipo.
Celebre l’Almanacco letterario, fondato nel 1929. Qui sotto la
copertina del volume del 1933, disegnata da Bruno Angoletta, un autore che
abbiamo già citato qui.
E’ opinione comune che il volume del 1963, intitolato “La
civiltà della immagine”, con interventi di Umberto Eco ed altri, abbia molto
contribuito a dare al fumetto un prestigio culturale sino ad allora sconosciuto. Ecco una pubblicità dell'epoca:
Ad un certo punto, moltissime
testate a fumetti prendono il nome di Almanacco;
ecco un esempio disneiano, con splendida copertina di Antonio Rubino:
Anche la rivista Linus realizzava celebri almanacchi; in
quello qui sotto protagonista è Jeff
Hawke, un personaggio le cui storie sono ricche di spunti giuridici.
La tradizione degli almanacchi è
stata alimentata da altri editori; ecco qui una splendida copertina di Sebastiano Craveri.
La Bonelli usa ancora oggi questo nome per
le sue pubblicazioni, come dimostra l'Almanacco della Paura di Dylan
Dog:
Ci sono anche Almanacchi del calcio antichi e moderni:
Curiosamente, in inglese si dice
quasi alla stessa maniera.
Sembra una traduzione maccheronica,
ma non è così. Ecco un paio di esempi, uno dei quali ci porta, ancora una
volta, nel mondo del fumetto.
Cosa c’entra tutto questo con il
mondo giudiziario, oggetto di questo blog? C’entra se prendiamo questo vecchio Almanacco Topolino del 1976.
All’interno troviamo una simpatica
storia americana di Carl Fallberg e Richard Moore, in cui il Lupo cattivo (da
noi noto come Ezechiele Lupo) deve meritarsi
una eredità. Così, per una volta, visto che spesso parliamo di giudice a
fumetti, mostriamo in un colpo solo non uno, ma tre avvocati. Come spesso
accade nelle storie a fumetti di genere umoristico, ad un legale sono
attribuite caratteristiche fisiognomiche ben precise, una delle quali porta
alla tipica furbizia avvocatesca.
A proposito, questa stessa storia è stata pubblicata anche in Brasile, e guardate che nome ha in questo caso la pubblicazione:
Se, nel mondo disney, il giudice è
quasi sempre un gufo, più o meno saggio, l’avvocato può corrispondere a vari
animali antropomorfi, spesso caratterizzati da aspetto furbastro, come il Gionatiscagiona ideato da Andrea Castellan
e disegnato da Alessandro Perina.
Ed anche questo post è concluso.
“Bisognano,
signore, almanacchi?”
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