sabato 2 gennaio 2016

GIUSTIZIA, FUMETTI E LA RIVINCITA DEL VINILE

Anno nuovo, vita nuova.
E’ ora in rete il profilo facebook di GIUSTIZIA A STRISCE, un tentativo di far conoscere l’intero progetto (Mostra itinerante, catalogo, blog) sperando di portare, soprattutto su questa pagina, un pubblico più ampio di giuristi, appassionati di fumetto, e semplici curiosi.
E visto che creare una pagina facebook è sforzo immane per quelli che, come i curatori di questo progetto, hanno una certa età, compensiamo subito con un argomento “vecchio”: i dischi in vinile.


Già qui abbiamo mostrato la copertina del 45 giri di SIGNOR GIUDICE, una vecchia canzone di Roberto Vecchioni illustrata dal fumettista Andrea Pazienza.
Ora mostriamo qualche bella copertina di albi a fumetti dove i dischi in vinile la fanno da padrone:






Quest’ultima, di Batman, sembra ispirata alla vecchia teoria PID, vale a dire “Paul is dead”: la leggenda metropolitana secondo cui McCartney sarebbe stato sostituito da un sosia (esiste anche una versione a fumetti della leggenda nel volume “Helzarockin”, opera collettiva di Gianluca Morozzi, Sergio Algozzino, Bianca Bagnarelli, Michele Petrucci, Giulia Sagramola e Jacopo Vecchio).
Che centra tutto ciò con l’oggetto di questo blog?
Innanzitutto ecco un’altra copertina, meravigliosamente vinilica, del procuratore distrettuale a fumetti, il misterioso Mr. District Attorney di cui abbiamo già mostrato varie immagini qui, qui e qui.


Poi vogliamo riprodurre per intero, traendola dal Digital Comics Museum, una storia che nel catalogo della mostra è menzionata, ma senza che sia stato possibile, per ragioni di spazio, riprodurne qualche immagine.
Qui, la registrazione di un disco in vinile diventa lo strumento con cui si dipana la matassa e si evita un clamoroso errore giudiziario.
Non diciamo altro per non togliere il piacere della lettura, se non che, nell’ambito dei cosiddetti Crime Comics (albi a fumetti americani degli anni 40/50, inediti da noi), questa storia è abbastanza inconsueta. Un magistrato ne è protagonista, ma non nella sua veste di giudicante, bensì…









Il disegno è firmato da Stan Campbell, un artista di cui si sa molto poco. Le sceneggiature di questi albi, poi, erano rigorosamente anonime.
Per concludere, un bell’articolo recentissimo sulla “rivincita del vinile”.



I link:
sui crime comics in generale:
su Stan Campbell:
sulla “rivincita del vinile”:

16 commenti:

  1. Prontamente rilanciato su www.afnews.info :-)

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  2. Io amo soprattutto le vecchie immagini pubblicitarie (quella del mangiadischi è tratta da Topolino?) e ogni tanto provo a proporne qualcuna in giro sui blog.

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  3. Giustiziere Striato, ti sei messo a fare anche post esteticamente belli?

    Non c'è più religione, oltre che giustizia.

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    1. in che senso? A me pare in linea coi precedenti...

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    2. Beh, se ti è piaciuto mi fa piacere.
      Sono abbastanza negato per le tecnologie e riuscire a gestire questo blog, e ora anche il profilo facebook, è un po' una sfida.
      Spero di proseguire su una linea che veda curati sia i contenuti che l'estetica.

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  4. Bentornati e complimenti per il primo post dell'anno.
    Stan Campbell è un artista interessante, perché lo si può considerare un esempio di come l'industria di massa dei comics al suo massimo picco (la Golden Age), mentre era capace di raggiungere notevoli vette artistiche, riuscisse in effetti a tirare avanti grazie ad onesti professionisti capaci di lavorare velocemente rimanendo a livelli costantemente dignitosi. Per Campbell, si potrebbe forse azzardare un paragone con Franco Bignotti, pur mettendo Bignotti lievemente al di sopra, per una questione di mio gusto personale.
    Campbell lavorò per la Charlton, che era una casa famigerata per le sue politiche di low budget, ma disegnò anche King of the royal mounted (Audax) e un paio di storie di Mandrake per la Dell, per cui al pubblico italiano non è sconosciuto. Probabilmente la sua cosa più divertente è "Space Western", una serie, come dicono gli americani "So bad it's good". Vedere per credere:

    http://comicbookplus.com/?dlid=18047

    C'è chi lo ama. Questo è un articolo interessante, forse un po' troppo "entusiasta":

    https://joshkramer.wordpress.com/2010/02/08/stan-campbell-a-golden-age-case-study/


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  5. Oh, tanto per parlare del + e del - ...
    Qualche anno fa, proprio sotto Natale, trovai abbandonati all'angolo di una strada oltre una settantina di LP, perfetti nelle loro custodie. Musica classica, parecchio Jazz, cofanetti di Von Karajan, un album doppio di Frank Zappa, Lynyrd Skynyrd, un quadruplo di Charlie Parker... di tutto.
    All'orizzonte vedo arrivare il furgoncino della nettezza: panico!
    Mi carico tutto in spalla alla meno peggio (per fortuna erano in parte inscatolati) e mi avvio barcollando come un ubriaco: mi son fatto la discoteca!
    Non è matta la gente?

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    1. La penso come te, però a volte invece mi viene il dubbio di essere matto io, che conservo proprio TUTTO! Forse saper eliminare le scorie della propria esistenza, compresi quelli che in fondo sono solo oggetti materiali (anche se incorporano cultura), sarebbe un segno di saggezza...

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    2. Ciao, hai ragione. Di "scorie" ne ho eliminate tante anch'io, ma con libri e dischi proprio non mi riesce.
      Il vinile poi è un oggetto a tutti gli effetti migliore del CD. Se proprio uno non vuole sbattersi a cercare di venderli, può sempre donarli a qualche bibliotechina, o almeno provarci.

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  6. Certo, ma tu sei un bibliotecario e hai questo tipo di sensibilità. In Italia le biblioteche pubbliche sono oggetti sconosciuti, che spesso, oltretutto, respingono l'utenza grazie al lavoro di impiegati assunti chissà come, che non distinguono l'Alighieri dal Camilleri.
    Una persona che conosco ha passato una estate negli USA coi figli e mi ha raccontato che lì le biblioteche pubbliche organizzavano giochi, spettacoli, attività per bimbi ecc., tanto che lei ci andava quasi tutti i giorni. Da noi chi fa cose del genere?

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    1. Si, adesso le biblioteche comunali le fanno, i corsi per stranieri, o di cinema, o di chitarra ecc.; le animazioni per bambini vanno bene ma non bisogna cadere nell'effetto opposto, proprio tipico dell'atteggiamento italiota.
      Anni fa feci come docente un corso regionale sulla catalogazione e storia delle biblioteche. Poi partecipai come alunno a un altro modulo sull'organizzazione, condotto da una nota (nell'ambiente) signora bolognese.
      Codesta signora era stata in America, e folgorata sulla via di Damasco (come capita a molti che come lei scrivevano sul Manifesto)si lanciò in una filippica sul fatto che lei preferiva vedere i libri ammucchiati per terra e non catalogati, ma avere in biblioteca "corsi di hip-hop, bambole di stoffa, lettura creativa e quel che serve per richiamare gente così le statistiche si riempiono". Allora intervenii chiedendo se non fosse il caso di chiamare il posto con un altro nome, centro culturale o chessò, e chiesi se la lettura diventasse un fatto accessorio. Rispose che "bisogna creare l'evento, vogliamo i giovani" e che "il nostro bel catalogatore farà qualcos'altro". Ora io che all'inizio della lezione mi ero presentato come catalogatore (lo volle lei come una maestrina, presentatevi tutti) mi sentii in dovere di mandarla velatamente affanculo.
      Queste persone chiamano gli utenti delle biblioteche "clienti" (che però non pagano), organizzano "aperitivi in biblioteca" ecc, e vogliono anche dare lezioni di vita tipo "non mandate via i senzatetto". I senzatetto e i profughi nessuno si è mai sognato di mandarli via, Ho chi Min e Khomeini in esilio svernavano in biblioteca.
      Sono proprio questi impiegati che non hanno competenze biblioteconomiche ad abbracciare un modo di pensare che serve solo a giustificare i tagli.
      Ben altra cosa sono le public libraries americane e inglesi, di cui qui si prendono solo gli aspetti esteriori.
      Scusa lo sfogo, ma è un argomento che mi tocca! :)

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    2. Per carità, conosci l'argomento meglio di me. Io vedo che al Sud Italia le biblioteche sono usate per lo più da universitari che, per qualche motivo, anziché studiare a casa, lo fanno lì, portandosi quindi i testi da casa anziché usufruire del materiale librario della istituzione. Non so se questo fenomeno esista anche dalle tue parti.
      Per quanto mi riguarda, vent'anni fa o giù di lì, quando mi illudevo di poter fare un po' di giornalismo, rischiai la querela perché scrissi, su un giornaletto locale di basso livello, un articolo di fuoco contro la biblioteca principale della mia città, paragonando i relativi impiegati a dei salumieri. Una dirigente si offese a morte, l'associazione dei salumieri per fortuna no perché non ne seppe nulla; e quello fu L'UNICO caso in cui il Direttore del giornale si accorse della mia esistenza e mi chiamò per chiedere di metterci una pezza...

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    3. Sì, succede anche da me. Comunque io credo che , se fino a qualche anno fa le biblioteche erano troppo "auliche" e con la puzza sotto il naso (carta di entrata, dovevi dimostrare di essere lì per fare ricerche ecc.), oggi siamo all'eccesso opposto... e nel 90% dei casi, lo si deve alle STESSE persone. Oggi, nemmeno alla Nazionale di Firenze ci sono più i soldi per catalogare. Io vedo la biblioteca come un centro di documentazione (mi sono formato come bibliotecario documentalista, poi sono diventato catalogatore), ovvero un posto dove essenzialmente tu vai per reperire l'informazione di cui hai bisogno, e trovi gente competente che ti aiuta.
      Poi ci possono essere i corsi, le animazioni ecc., ma non si può rinunciare alla funzione primaria. Biblio - Teca = "deposito" della "conoscenza". Inoltre, io non conosco l'argomento "meglio" di te, perché credimi, nessuno può conoscerlo meglio di un utente incazzato. :)

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